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48 la dama della regina

venerati e per questi soli gli pareva d’avere operato e sofferto: e per essi soltanto, per non perdere la loro stima, credeva di affrontare la morte. Dunque niente amore!.. «No, no» — ripeteva a se stesso afferrandosi al diniego. La stranezza del momento, la visione della morte, la tragica fine a cui sembrava destinata una creatura così bella e così giovine gli avevano sconvolto i sensi, accesa l’anima. La sua sensibilità esaltata aveva assunto una parvenza d’amore. Una mera parvenza. Il suo cuore era libero, assolutamente libero, tanto vero che non desiderava neppure di rivederla... Temeva forse di rivederla?

Kgli rimase qualche tempo perplesso. Non riesciva a comprendersi: forse l’investigazione non era abbastanza sincera, o si arrestava sbigottita ad una certa profondità....

Forse..... Ma che!.... Egli si drizzò risoluto e troncò l’inutile meditazione.

Uomo semplice, uomo d’attività, l’indagine psicologica non conveniva al suo spirito. Quei rivolgimenti, quelle incertezze lo mortificavano. La sua intelligenza, pure essendo abbastanza acuta per l’analisi, propendeva alla sintesi, e il bisogno d’agire gli creava la necessità di una base positiva. Odiava i fantasmi; i misteri lo infastidivano; come l’eroe antico egli avrebbe rotto l’incanto del nodo gordiano con la spada.