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la dama della regina 77

a fior dell’acqua. Dalla parte di terra — alla loro destra — si stendevano siepi, alte e fiorite, di bianco spino odoroso intrecciato coi rami dell’avellano. I campi, al di là delle siepi, tagliati a distanze uniformi da alti filari di viti, avevano il grano alto, quasi pronto alla mietitura, ma non rigoglioso; che rigoglioso non poteva farlo una terra magra, sottile, sopra un fondo roccioso. Ci sarebbe voluta ben altra coltivazione intensiva. Le viti invece promettevano già un bel raccolto. Andando innanzi una mezz’ora, la strada saliva con la spiaggia: i macigni si ergevano velati appena da poca terra, o nudi, o rallegrati da pianticelle sassifraghe, dalle più umili rampicanti, o da larghi tuffi di fragranti ginestre. Da per tutto la pietra emergeva tra l’erbe; e il sentiero saliva, poi discendeva improvvisamente in un affossamento erboso, per risalire ancora sulla roccia.

I bovi procedevano con calma e il carro largo e piatto somigliava a una zattera in balìa delle onde. Pure i cavalli procedevano lentamente; nè i cavalieri avevano animo di spronarli su quel faticoso sentiero. Il profumo delle ginestre e del timo, misti alle esalazioni acri del mare impregnavano l’aria mossa dal vento. Di lassù la veduta si allargava; più ampio si stendeva il mare solcato da barche e navi dalle vele candide e