Pagina:Speraz - la Dama della Regina.pdf/92

Da Wikisource.
82 la dama della regina


— Sì — rispose Mena arrossendo. — Noi chiamiamo quel faro la Lanterna.

La Lanterne! — sospirò Bianca. — Che brutto nome!...

Al di là del mare apparivano come in un sogno, le rive occidentali dell’Adriatico. La ragazza che vi era stata indicava sicura il campanile di Grado.

La strada improvvisamente mutò: divenne piana e liscia, fiancheggiata da olmi e roveri.

I cavalli, istintivamente, si lanciarono al trotto. Le conversazioni rimasero in tronco e tutti si abbandonarono con gioia al piacere della corsa.

Il carro fu distanziato e scomparve dietro a un nuvolo di polvere. Bianca s’accorse d’un tratto che il mare non si vedeva più: la strada, discendendo e segnando un largo cerchio, li aveva portati al di là di una altura che nascondeva il mare. Andavano verso levante, volgendo le spalle all’Adriatico.

Il sole era ben alto quando si trovarono sul margine di un bosco di quercie e roveri. Le vecchie piante poderose lasciavano larghi spazi tra l’una e l’altra, quasi per un senso di dignità e di rispetto reciproco. Forse, la terra non potendo nutrirne tante, le deboli erano deperite o morte, e gli uomini le avevano divelte.

Spiccavano tra quei colossi alcuni giganti dai rami lunghi e frondosi che spandevano intorno