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la dama della regina 85

— Andiamo a far colazione? — domandò l’arciprete. — Sono le undici e mezzo e ci siamo alzati alle quattro. Io per di più ho detto messa e son digiuno.

— Sì, andiamo. Il fattore ha inalberato la bandiera di S. Marco sulla torricella: vuol dire che tutto è pronto e che ci aspetta.

— In venti minuti ci siamo — disse Annibale Rigo, che sul cavallo sembrava un fantasma tanto era lungo e magro.

— Voi, a cavallo, farete presto; ma questo carro va avanti come le lumache — gemeva l’arciprete. — È meglio andare a piedi.

La proposta fu approvata. Tutti scesero dal carro. Anche i cavalieri e le amazzoni preferirono fare quel tratto di cammino a piedi nelle viottole erbose, all’ombra delle magnifiche piante. Bianca ed Elena si presero a braccetto da buone amiche. Bianca non aveva mai provata la dolcezza di possedere una giovine amica. Ella narrava che alla corte di Maria Antonietta le altre dame e damigelle tutte meno giovani di lei la guardavano di malocchio e affettavano di disprezzarla. La protezione della regina non bastava a salvarla dai motteggi, dai dispetti. Nell’esilio e alla corte clandestina del preconizzato Luigi XVIII, ella non aveva incontrata una dama che le dimostrasse un po’ d’amicizia e fosse ca-