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IV. — Le passioni derivate.


1) La gioia e la tristezza provenienti da cause esterne: l’amore e l’odio. Nelle prop. 12-26 Spinoza analizza, riconducendole alle loro forme e leggi fon­damentali, le passioni che procedono direttamente dagli oggetti esteriori.

Prop. 12. La mente si sforza di avere presenti, per quanto può, quelle cose che accrescono e favoriscono la potenza del corpo.

Prop. 13. Quando la mente ha presenti quelle cose che di­minuiscono od impediscono la potenza del corpo, essa si sforza per quanto può di rendersi presenti quelle cose che escludono la presenza delle stesse.

La mente si sforza di rendersi presenti, per quanto può, quelle cose che accrescono e favoriscono la po­tenza del corpo, perchè queste sono anche quelle che accrescono e favoriscono la potenza della mente: «la mente si sforza di rendersi presenti solo quelle cose che pongono la sua potenza di agire» (prop. 54). Quindi cerchiamo di procurarci di far sì che esistano quelle cose che hanno questa proprietà: come per contro cerchiamo di distruggere o di eliminare quelle cose che diminuiscono od ostacolano la nostra potenza di essere e di agire (prop. 28).

La gioia, accompagnata dall’idea della cosa esterna che favorisce l’essere nostro, costituisce l’amore; la tri­stezza, accompagnata dall’idea della cosa esterna che ostacola l’essere nostro, è l’odio (prop. 13, scol.; defizioni 6 e 7). L’amore e l’odio riferiti per accidente ad una cosa (v. sopra, III, D) diconsi propensio ed aversio (def. 8 e 9). L’amore e l’odio verso un oggetto A dimi­nuiscono naturalmente quando alla gioia e tristezza si