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ogni religione rivelata, destò al suo apparire, anche fuori della rigida ortodossia, una veemente reazione, diede a Spinoza la fama di empietà e sollevò contro di lui le animosità del clero, che forse, senza la prematura morte di Spinoza, avrebbero condotto anche a persecuzioni personali.

Spinoza passò gli ultimi anni della sua vita all’Aja, dove si trasferì nel 1670. Avendogli l’elettore palatino Carlo Luigi offerto una cattedra di filosofia all’Università di Heidelberg, dopo qualche riflessione la ricusò per non compromettere la sua serenità e la sua libertà. All’Aja condusse a termine l’opera sua capitale l’Etica, che però non pubblicò: stava attendendo al Trattato politico, quando la morte lo colse il 21 febbraio 1677. I suoi amici pubblicarono l’anno stesso nelle Opera postuma l’Etica, il Trattato dell’emendamento dell’intelletto, le lettere, il Trattato politico (rimasto incompiuto) ed altre reliquie minori.

Pochi filosofi realizzarono, come Spinoza, un accordo così perfetto tra la dottrina e la vita. I suoi biografi ricordano con parole commosse la sua semplicità di vita, il suo disinteresse, la sua dedizione completa alla verità. Passò la vita in tranquilla solitudine, indifferente alla fama, mite, sereno, senza orgoglio e tuttavia ben conscio del valore del suo pensiero. Forse nessuno, scrive di lui Renan, ha veduto Dio più da vicino.