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hanno paura di essere creduti. Ma chi cerca guidare gli altri secondo ragione agisce non violentemente, bensì con umanità e benignità ed è perfettamente in pace con se stesso. (Et., IV, 37, scol.).

Nello scol. 2 alla prop. 37 Spinoza accenna alle sue teorie sul diritto e mostra come lo stato e la giustizia siano mezzi di elevazione verso la razionalità. In origine per l’uomo exlege il diritto coincide con la potenza fisica, la forza: la quale, per quanto apparisca illimitata, non ristretta da leggi, è in fondo ben minore di quella dell’uomo razionale, che vive secondo le leggi. «L’uomo che vive secondo ragione è più libero nello stato sotto leggi comuni che nella solitudine, dove obbedisce a sè solo» (Et., IV, 73). Il passaggio dallo stato exlege alla civitas avviene per interesse e per paura: soltanto allora sorge il vero e proprio diritto (in opposizione alla forza) e la distinzione fra giusto ed ingiusto.

Esiste ciascuno pel sommo diritto di natura e quindi pel sommo diritto di natura ciascuno opera quelle cose che seguono dalla necessità dell’essere suo: quindi pel sommo diritto di natura ciascuno giudica del bene e del male, provvede all’utile suo secondo che gli piace, si difende, cerca di conservare ciò che ama e di distruggere ciò che odia. Se gli uomini vivessero secondo ragione, ciascuno farebbe valere questo suo diritto senza danno altrui. Ma poichè sono soggetti alle passioni, che superano di gran lunga la potenza umana, perciò sono tratti in varie parti e contrarii fra loro, mentre avrebbero bisogno del reciproco aiuto. Affinchè pertanto gli uomini possano vivere in concordia ed essere a sè di vicendevole aiuto, è necessario che rinunzino al proprio diritto naturale e si assicurino a vicenda di non fare più nulla che possa riuscire altrui di danno. In qual maniera possa avvenire questo, in qual maniera cioè gli uomini, che sono necessariamente schiavi delle passioni, incostanti e varii, possano darsi a vicenda assicurazione e avere reciproca fiducia, appare dalle proposizioni IV, 17, e III, 39. E cioè sì spiega con questo, che nessuna passione può essere domata se non con una passione contraria e più forte e che ciascuno si