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Soltanto una torva e triste superstizione vieta la gioia. Perchè se è lecito saziare la fame e la sete, perchè non deve esser lecito cacciare da sè la tristezza? Nessun dio, nessun essere, se non invidioso, può godere della mia debolezza e del mio soffrire e farmi un merito delle lacrime, dei singhiozzi, delle paure e di altri simili segni di debolezza; mentre per contro quanto maggiore è la gioia, tanto maggiore è la perfezione cui ci eleviamo, ossia tanto più partecipiamo della natura divina. Il sapiente si servirà perciò delle cose e, per quanto è possibile, ne godrà (non fino al disgusto, perchè ciò non è più godere). Egli si ristorerà con cibi e bevande di suo gradimento con moderazione, si ricreerà con i profumi, con la bellezza delle piante verdeggianti, con gli ornamenti, la musica, gli esercizî, i teatri e cose simili, delle quali ciascuno può godere senza recar danno agli altri. Poichè il corpo umano è composto dì moltissime parti di diversa natura, che hanno continuamente bisogno di alimento nuovo e vario, affinchè il corpo possa essere ugualmente atto a tutte le cose che possono procedere dalla sua natura e quindi anche la mente sia egualmente atta a comprendere una grande quantità di cose. (Et., IV, 45, scol.).

Così l’odio, che è dolore, è sempre un male: l’uomo virtuoso non odia, ma risponde all’odio con la generosità e con l’amore.

Prop. 45. L’odio non può mai essere un bene.

Prop. 46. Chi vive secondo ragione si sforza, per quanto può, di corrispondere all’odio, all’ira e al disprezzo degli altri con l’amore e con la generosità.

Scolio. Chi vuol vendicare le ingiurie ricambiandole con odio vive ben miseramente. Ma chi per contro si studia di vincere l’odio con l’amore, colui combatte lieto e sicuro, resiste con egual facilità ad uno ed a molti e non ha bisogno dell’aiuto della fortuna.

2) Nelle prop. 47-58 Spinoza esamina le passioni derivate. In linea generale bene è tutto ciò che è causa d’una gioia reale, che è accrescimento di realtà, male è ogni tristezza, se non è compensata da una gioia maggiore che ne sia l’effetto. Un bene sono perciò la bene-