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19) L’amore meretricio cioè la libidine di generare che nasce dalla bellezza e in via assoluta ogni amore che viene da altro che dalla libertà dell’animo, passa facilmente in odio; quando, ciò che è peggio, non sia una specie di delirio, il quale fomenta più la discordia che l’accordo.

20) Quanto al matrimonio certo è che esso si accorda con la ragione se la passione corporea non nasce solo dalla bellezza, ma anche dal desiderio di procreare e di educare saggiamente la prole: e se l’amore dell’uomo e della donna procede, oltre che dalla bellezza, anche e specialmente dalla libertà dell’animo.

21) Anche l’adulazione conduce alla concordia, ma per sozza servitù o per frode; nessuno infatti è più preso dall’adulazione che il superbo, il quale vuole essere primo e non è.

22) L’avvilimento è connesso con una falsa apparenza di carità e di religione. E sebbene esso sia contrario alla superbia, chi si avvilisce è vicinissimo al superbo.

23) Utile alla concordia è la vergogna in ciò che non si può nascondere. Nel resto, poichè la vergogna è una specie di tristezza, essa non appartiene alla vita secondo ragione.

24) Le altre passioni della tristezza sono direttamente opposte alla giustizia, all’equità, alla decenza, alla carità, alla religione: e sebbene l’indignazione possa aver l’apparenza del l’equità, tuttavia là dove a ciascuno è lecito giudicare dei fatti altrui e rivendicare da sè il proprio o l’altrui diritto, là non vi sono leggi.

25) La modestia, cioè il desiderio di piacere agli uomini, determinato dalla ragione, è una forma della carità. Se procede dalla passione è ambizione, cioè un desiderio per il quale gli uomini con falsa apparenza di carità non fanno per lo più che suscitare discordie e tumulti. Perchè chi vuole giovare agli altri coi fatti o col consiglio, avviandoli verso il bene supremo, cercherà in primo luogo di conciliarsene l’amore: non di destare la loro meraviglia, affinchè la disciplina prenda da lui il nome; e di non dare in modo assoluto ragioni d’invidia. E nei discorsi comuni si guarderà dal denunziare i vizi degli uomini e della loro debolezza non parlerà se non parcamente; per contro dirà largamente della virtù e potenza umana e come si perfezioni: affinchè così gli uomini mossi non dalla paura o dall’avversione,