Pagina:Spinoza - L'Etica - Paravia, 1928.pdf/156

Da Wikisource.

— 140 —

Prop. 16. Questo amore di Dio deve occupare la mente sopra tutte le cose.

Poichè la parte migliore di noi è l’intelletto, certo è, se vogliamo veramente cercare l’utile nostro, che dobbiamo sopra tutto studiarci di renderlo più che si può perfetto; perchè nella sua perfezione deve consistere il nostro sommo bene. Ora, siccome ogni nostra cognizione e certezza, veramente superiore ad ogni dubbio, dipende dalla sola cognizione di Dio, e siccome senza Dio niente può essere ed essere concepito e siccome possiamo dubitare di tutte le cose finchè non abbiamo un’idea chiara e distinta di Dio, di qui segue che il nostro sommo bene e la nostra perfezione dipendono dalla sola cognizione di Dio. Ancora, siccome niente può essere ed essere concepito senza Dio, certo è che tutte le cose della natura esprimono, ciascuna secondo la sua essenza e la sua perfezione, il concetto di Dio; e quindi, quanto meglio noi conosciamo le cose naturali, tanto più grande e più perfetta è la conoscenza che acquistiamo di Dio; ossia (perchè la conoscenza dell’effetto per la causa non è altro che conoscere una certa proprietà della causa) quanto più conosciamo le cose naturali, tanto più perfettamente conosciamo l’idea di Dio (che è la causa di tutte le cose); e così tutto il nostro sapere, cioè il nostro sommo bene, non solo dipende dalla conoscenza di Dio, ma consiste in essa. Il che si deduce anche da questo che l’uomo è tanto più perfetto quanto più perfetta è la natura della cosa che ama sopratutto, e reciprocamente: quindi è necessariamente perfettissimo e partecipe della più alta beatitudine colui che sopra tutte le cose ama la conoscenza intellettuale di Dio, essere perfettissimo ed in essa massimamente si compiace. A questo si riduce quindi il nostro sommo bene e la nostra beatitudine: la conoscenza e l’amore di Dio. (Trattato teol. polit., cap. IV).


4) Nelle proposizioni 17-20 Spinoza mostra che la perfezione così conquistata è definitiva: nulla più può distruggere l’amore di Dio una volta che è sorto. Dio non conosce le passioni umane: perciò non ama nessuno di amore particolare; è il bene comune egualmente