Pagina:Spinoza - L'Etica - Paravia, 1928.pdf/160

Da Wikisource.

— 144 —

germi originariamente in essa posti (prop. 28), cioè dall’idea innata di Dio. Essa è la conoscenza propria della mente nel suo stato di essenziale purezza: quando, astraendo dall’esistenza del corpo nel tempo, si eleva a contemplare le cose nella loro concatenazione necessaria e divina, nel loro aspetto eterno (sub specie æternitatis). Questo conoscere le cose nel loro aspetto eterno è un conoscere Dio stesso nella sua unità con le cose (prop. 29-30).

Prop. 30. La mente nostra, in quanto conosce sè ed il corpo nel loro aspetto eterno, in tanto conosce veramente Dio e sa di essere in Dio e di essere pensata per mezzo di Dio.

Quindi la naturale attività della mente umana in quanto pura, libera, attiva, è la conoscenza di Dio: stato che è essenziale all’anima nostra e si esplica in tutta la sua purezza quando essa è stata liberata dal corpo. Noi parliamo di questo stato come se esso abbia avuto origine nel tempo: in realtà è un’attività eterna dell’anima, in quanto essere eterno (prop. 31, scol.).


3) Nelle proposizioni 32-37 si mostra che questa conoscenza perfetta è anche la beatitudine perfetta. Non solo quindi anche in questa vita noi troviamo già in essa la felicità, ma siamo anche certi che la morte non ce la ritoglie. Alla conoscenza intuitiva di Dio si unisce necessariamente l’amore di Dio: amore corrispondente alla conoscenza intellettuale e perciò superiore al tempo: questo amore sub specie æternitatis è quello che Spinoza chiama amore intellettuale (proposizione 32).


Dalla conoscenza di terzo genere nasce necessariamente l’amore intellettuale di Dio. Perchè da questo genere della conoscenza sorge una gioia unita all’idea di Dio come causa, cioè l’amore di Dio, non in quanto ce lo rappresentiamo come presente, ma in quanto comprendiamo che è un essere eterno: e questo è ciò che io dico amore intellettuale di Dio.