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2) Prop. 1. La sostanza antecede per natura le sue affezioni.
La sostanza non è un aggregato, una risultante di affezioni o modi; prima vi è l’unità.
In un gruppo di teoremi (prop. 2-7) Spinoza determina ora il concetto di sostanza, respingendo la concezione comune che vi possano essere più sostanze, le quali si producono le une le altre. Se egli parla ancora qui di «sostanze» al plurale, ciò è perchè provvisoriamente considera ancora ogni attributo come una sostanza a sè (præter substantias, sive, quod idem est, earum attributa, ecc., Eth., I, 4, Dem.): più tardi (prop. 10) mostrerà che gli attributi non devono essere concepiti che come altrettanti aspetti infiniti di un’unica sostanza. Pensiamo pure più attributi come costituenti ciascuno una sostanza a sè; ma queste diverse sostanze non potranno essere pensate come esercitanti un’azione qualsiasi l’una sull’altra. Ciascuna di esse dovrà essere in sè e compresa per mezzo di sè: ora il rapporto causale sta appunto per Spinoza nell’essere in altro e nell’essere compreso per mezzo di altro: questo altro più comprensivo è la causa. Perciò, per quanto al volgare sembri che due cose possono essere in relazione causale senza bisogno d’avere nulla di comune (ciò oppone precisamente Oldenburg a Spinoza nella lettera 3), dobbiamo escludere che sostanze diverse possano agire l’una sull’altra ed essere causa l’una dell’altra (prop. 3). Ma nemmeno possiamo ammettere che vi siano più sostanze della stessa natura: esse costituiscono allora un’unica sostanza (prop. 5). Quindi nessuna sostanza può essere prodotta: essere prodotto vuol dire essere in altro e venir compreso per mezzo di altro: ora ciò contraddice direttamente al concetto della sostanza, che è in sè ed è compresa per mezzo di sè.
Prop. 6. Una sostanza non può venir prodotta da un’altra sostanza.
Alla sostanza appartiene quindi necessariamente l’esistere per sè: essa è causa sui, in quanto il suo esi-