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Se ci si chiede perchè noi siamo così naturalmente propensi a dividere la quantità [l’estensione], io rispondo che la quan­tità può essere concepita da noi in due modi, e cioè astrattamente, superficialmente, come ce la foggiamo col senso, oppure come sostanza, ciò che è possibile per il solo intelletto. Se noi ci riferiamo alla quantità come è nel senso, che è il caso più ordinario e più facile, la troveremo finita, divisibile e constante di parti; se invece la consideriamo come è nell’intelletto e la concepiamo come sostanza, ciò che è molto più difficile, allora troveremo che essa è infinita, unica e indivisibile. (Et., I, 15, scol.).

2) In secondo luogo Dio è l’unica sostanza: nulla è o può essere pensato fuori di Dio (prop. 14-15). Nello scolio alla prop. 15 Spinoza vuol mostrare che anche l’estensione è in Dio: ciò che naturalmente è ben lontano dal voler dire che Dio sia corporeo.

Gli argomenti [di coloro che separano interamente l’esten­sione o sostanza estesa da Dio e vogliono che essa sia stata creata come qualche cosa di esteriore a lui] si riducono a questi. In primo luogo che la sostanza corporea consta, com’essi credono, di parti: per questo negano che possa essere infinita e quindi che possa appartenere a Dio... Un secondo argomento si trae anche dalla somma perfezione di Dio. Dio infatti, essi dicono, essendo l’essere sommamente perfetto, non può patire: ora la sostanza corporea, in quanto divisibile, può patire: ne segue pertanto che essa non appartiene all’essenza di Dio... Ma se alcuno vorrà esaminare la questione, vedrà che tutti questi assurdi, da cui vogliono concludere che una sostanza estesa è finita, non derivano affatto da ciò che si pone una quantità infi­nita, ma da ciò che si pone questa quantità infinita come misu­rabile e composta di parti finite; onde dagli assurdi sovraesposti null’altro si può concludere se non che una quantità infinita non è misurabile e non consta di parti... La sostanza corporea, che non può essere concepita altrimenti se non come infinita, unica e indivisibile, essi la concepiscono constante di parti finite, molteplice e divisibile, per argomentare poi che essa è finita. E così che altri, dopo aver supposto che la linea consti di punti,