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hanno potuto credere, dopo d’aver considerato le cose come mezzi, di averle fatte essi medesimi; ma dovettero concludere, dai mezzi che essi sono soliti a procurarsi da sè, che vi è uno 0 più reggenti la natura, dotati della libertà che hanno gli uomini, che hanno procurato loro questi mezzi ed hanno fatto tutto per l’utile degli uomini. Ed anche della mentalità di questi reggenti, non avendo mai avuto a questo riguardo notizia al­cuna, hanno giudicato partendo dalla propria: onde stabilirono che gli Dei dirigono tutte le cose per il bene degli uomini affine di legarli a sè ed esserne onorati: dal che avvenne che ciascuno, secondo la diversa mentalità, escogitò modi diversi di onorare Dio perchè alla sua volta Dio lo prediligesse fra tutti e diri­gesse la natura al servizio della sua cieca cupidigia e della sua insaziabile avarizia. Così questo preconcetto si trasformò in superstizione e gettò profonde radici negli spiriti: il che fu causa che ciascuno con grande sforzo si applicasse a compren­dere e spiegare le cause finali di tutte le cose. Ma mentre cer­cavano di mostrare che la natura non fa niente invano (cioè che non serva agli uomini), sembrarono non aver altro scopo che di mostrare che la natura e gli Dei delirano come gli uomini. Vedete a che cosa si è giunti! Fra tante cose utili della natura dovettero trovarne anche non poche dannose, come le tempeste, i terremoti, le malattie, ecc., e per queste stabilirono che esse avvengono per l’ira degli Dei offesi dalle colpe umane verso di essi o dalle mancanze commesse nel culto: e sebbene l’esperienza ogni giorno protestasse e mostrasse con infiniti esempi che i beni e i mali cadono promiscuamente sui giusti e sugli ingiusti, non perciò ristettero dall’inveterato preconcetto: fu loro più facile infatti mettere queste cose fra le altre cose di cui ignoravano l’utilità e così restare nel presente ed innato stato d’ignoranza, anziché distruggere tutto quel sistema di pre­giudizi e trovarne un altro. Onde stabilirono per principio che i disegni degli Dei trascendono infinitamente l’intelligenza umana: ciò che sarebbe bastato a tenere in perpetua ignoranza il genere umano, se la matematica, la quale si occupa non dei fini, ma delle essenze e proprietà delle figure, non avesse rive­lato agli uomini un altro criterio della verità. Ed a queste si aggiunsero poi ancora altre cause (che qui è inutile enumerare), per cui fu possibile agli uomini discernere questi universali