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diversi; e così, sia che noi concepiamo la Natura sotto l’attri­buto dell’estensione, sia sotto l’attributo del pensiero, sia sotto un altro qualsivoglia, noi troveremo un solo e medesimo ordine, cioè una sola e medesima concatenazione delle cause, cioè la stessa consecuzione delle cose le une dalle altre. Nè per altro ho detto che Dio è causa dell’idea d’un circolo solo in quanto è cosa pensante e del circolo solo in quanto è cosa estesa, se non perchè l’essere formale dell’idea del circolo non può essere compreso se non per mezzo d’un altro modo del pensiero, come causa prossima, e questo ancora per un altro e così all’infinito: cosicchè, finchè noi consideriamo le cose come modi del pensiero, dobbiamo spiegare l’ordine di tutta la natura, cioè la concatenazione delle cause per mezzo del solo attributo del pensiero; e in quanto vengono considerate come modi dell’estensione, anche tutto l’ordine della natura deve essere esplicato per mezzo del solo attributo dell’estensione: e lo stesso si dica degli altri attributi. (Et., II, 7, scol.).

3) Nelle prop. 8-9 è applicato il principio del parallelismo delle due serie e dell’autonomia della serie ideale in rapporto alla duplice esistenza dei modi, come essenze (modi infiniti) e come esistenze (modi finiti). Le essenze ideali delle cose sono contenute nell’idea di Dio (e per essa nell’absoluta cogitatio, nell’attributo del pensiero) come le essenze reali nell’attributo dell’esten­sione: l’ordine eterno della processione delle essenze formali (cioè delle essenze reali) da Dio ha per corrispondente un ordine parallelo di idee, di enti ideali eterni: sotto questo punto di vista le idee delle cose, anche se per noi non esistono in atto (cioè sembrano non esistere), in realtà fruiscono sempre dall’esistenza eterna in Dio. Quando poi le cose ricevono anche l’esistenza empirica (quando cioè l’ordine eterno è trasformato dall’imaginatio nell’ordine empirico), abbiamo anche qui un costante parallelismo delle cose e delle idee: ogni cosa esistente come modo finito ha per corrispondente un’idea che esiste soltanto come modo ideale finito, o (secondo l’espressione di Spinoza) che esiste in Dio, in quanto Dio è considerato come affetto