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cose in realtà non esistono, essa attribuirebbe certo questa potenza d’immaginare ad una virtù della sua natura, non ad un difetto, specialmente se questa facoltà d’immaginare dipendesse dalla sua sola natura, cioè se fosse libera. (Et., II, 17, scol.).

Anche la spiegazione che Spinoza dà dell’associazione è in apparenza fisiologica: laddove l’intelletto collega le idee secondo la loro natura in un ordine ob­biettivo uguale per tutti, l’associazione immaginativa le collega secondo le affezioni del corpo: ossia secondo quei rapporti soggettivi che si stabiliscono fra le rap­presentazioni per effetto della causalità empirica e che riproducono i rapporti accidentali che la causalità em­pirica stabilisce fra gli elementi del nostro corpo e gli altri corpi; che cioè riproducono i rapporti accidentali che si stabiliscono fra le nostre affezioni corporee.

Di qui chiaramente intendiamo che cosa sia la memoria. Essa non è altro che una certa concatenazione d’idee implicanti la natura delle cose esteriori al corpo, la quale concatenazione avviene nella mente secondo l’ordine e la concatenazione delle affezioni del corpo umano. Dico in primo luogo che è soltanto una concatenazione di quelle idee che implicano la natura delle cose esteriori al corpo, non di quelle idee che esplicano la na­tura delle cose stesse; perchè sono in realtà idee delle affezioni del corpo umano che esprimono tanto la natura di questo come la natura dei corpi esterni. Dico in secondo luogo che questa concatenazione avviene secondo l’ordine e la concatenazione delle affezioni del corpo umano per distinguerla da quella con­catenazione d’idee che si fa secondo l’ordine dell’intelletto, che dispone le cose secondo la loro dipendenza dalle prime cause e che è uguale in tutti gli uomini. E di qui comprendiamo chia­ramente ancora perchè la mente passa rapidamente dal pensiero d’una cosa al pensiero d’un’altra, che non ha con la prima somiglianza alcuna; come, per es., dal pensare la parola «pomo» un latino passerà subito al pensiero del frutto che non ha con quel suono articolato nessuna somiglianza, nè alcunchè di comune, se non che il corpo dello stesso uomo ne fu più volte affetto; e cioè lo stesso uomo udì la parola «pomo»