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Questa conoscenza, per la quale la mente nostra vede sè, il proprio corpo e le cose esterne solo nelle affezioni proprie, è da Spinoza detta imaginatio: che è in fondo la conoscenza sensibile ordinaria, quella che altrove chiama la conoscenza di primo grado. «Quando la mente umana contempla i corpi esterni per le idee delle affezioni del suo corpo, allora diciamo che essa immagina». (Et., II, 26, coroll., dim.).
2) Nelle due proposizioni seguenti (prop. 30-31) Spinoza mostra che questa conoscenza inadequata è appunto la causa per la quale le cose ci appariscono nell’esistenza temporale come mutabili e contingenti. Ogni modo, in quanto è in Dio, è per sè eterno ed esiste necessariamente: quando invece il modo, in quanto separabile, appare a sè come un essere singolo ed ignora la sua vera natura e la sua unità con le cose in Dio (cioè, secondo il linguaggio di Spinoza, è in Dio in quanto Dio è considerato come affetto dalla rappresentazione particolare di questo o di quell’essere), allora esso identifica sè con certi momenti dell’essere suo, dipendenti da determinate cause; perciò trasforma sè in un essere dall’esistenza limitata ed incerta, contingente e corruttibile: e lo stesso fa delle altre cose.
3) Nelle prop. 32-36 Spinoza tratta della causa di questa imperfezione del conoscere e ci dà la sua teoria dell’errore.
Prop. 32. Tutte le idee, in quanto si riferiscono a Dio, sono vere.