Pagina:Spinoza - L'Etica - Paravia, 1928.pdf/79

Da Wikisource.

— 63 —

adequata dei principii universali. Quindi si hanno tre gradi nella conoscenza. Il primo è dato dalla conoscenza inadequata, dall’imaginatio (che Spinoza distingue ancora in conoscenza derivante dall’esperienza e dalla tradizione). Il secondo è la conoscenza dei principii universali, che contengono ancora solo in potenza, in astratto, la conoscenza adequata della realtà. Il terzo è la conoscenza adequata immediata, intuitiva.

Da tutto ciò che si è detto appare chiaramente che le nostre rappresentazioni e le nostre nozioni generali derivano: 1° dalle cose singole che il senso ci rappresenta in modo mutilo, confuso e senza ordine in rapporto all’intelletto; perciò ho solitamente chiamato queste rappresentazioni conoscenze per esperienza vaga; 2° dai segni, per es., da ciò che, avendo udito o letto certe parole, ci ricordiamo delle cose e ce ne formiamo certe idee simili a quelle che ci dà il senso. Io chiamerò l’uno e l’altro modo di conoscere d’ora innanzi cognizione di primo genere, opinione o immaginazione; 3° Infine da ciò che noi abbiamo delle nozioni comuni e delle idee adequate delle proprietà delle cose: io chiamerò questo modo di conoscere ragione o conoscenza di secondo genere. Oltre questi due generi di conoscenza ve n’è ancora un terzo, come lo mostrerò in seguito, che diremo scienza intuitiva. E questo genere di conoscenza procede dall’idea adequata dell’essenza formale di certi attributi di Dio alla conoscenza adequata dell’essenza delle cose. — Spiegherò tutto questo con un solo esempio. Dati, per es., tre numeri, se ne può ottenere un quarto che stia al terzo, come il secondo al primo. Dei mercanti non esiteranno a moltiplicare il secondo per il terzo ed a dividere il prodotto per il primo; o perchè non hanno ancora dimenticato ciò che hanno imparato dai loro maestri senza alcuna dimostrazione o perchè spesso hanno esperimentato questo procedimento su numeri molto semplici o per forza della dimostrazione della prop. 19 del lib. VII d’Euclide, cioè per la proprietà comune dei numeri proporzionali. Ma per i numeri più semplici niente di tutto ciò è necessario. Dati, per es., i numeri 1, 2, 3 non vi è alcuno che non veda che il quarto proporzionale è 6 e questo molto più chiaramente, perchè dal rapporto stesso, che noi per un atto di