Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/269

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i - terze rime 263

     64or lasso piango il mio passato male,
quando a le mie d’amor gravi percosse
non fu in dolcezza alcun diletto eguale.
     67Amor d’acerbo colpo mi percosse,
di quel che di piacer è in tutto privo,
quando da me, madonna, vi rimosse.
     70Dianzi fu ’l viver mio lieto e giulivo,
ed or, a prova del mio mal cotanto,
sento ’l mio ben, mentre di lui mi privo.
     73Dch tornate a veder il mio gran pianto;
venite a rinovar l’aspre mie piaghe,
senza lasciarmi respirar alquanto:
     76di ciò contente fian mie voglie e paghe,
che ’l mio duol, da voi fatto ancor maggiore,
mirin da presso l’alme luci vaghe.
     79A me fia d’alta gioia ogni dolore;
e in gran pietá riceverá lo strazio,
e in dolce aita ogni aspra offesa il core,
     82pur ch’a noi ritorniate in breve spazio.