Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/314

Da Wikisource.
308 veronica franco

XX

Della signora Veronica Franca

Lamenta la durezza d’un uomo, che non la riama e che, mentr’ella di notte va a casa sua per trovarlo, è assente, forse presso un’amica piú fortunata di lei. Spera tuttavia corrispondenza dall’animo gentile di lui; altrimenti ne morrá.

     Questa quella Veronica vi scrive,
che per voi, non qual giá libera e franca,
or d’infelice amor soggetta vive;
     4per voi rivolta da via dritta a manca,
uom ingrato, crudel, misera corre
dove ’l duol cresce e la speranza manca.
     7Con tutto questo non si sa disciòrre
dal vostro amor, né puote, né desia,
e del suo mal la medicina aborre;
     10disposta o di trovar mente in voi pia,
o, del servirvi nell’acerba impresa,
giunger a morte intempestiva e ria.
     13Senza temer pericolo od offesa,
a la pioggia, al sereno, a l’aria oscura
vengo, da l’alma Citerea difesa,
     16per veder e toccar almen le mura
del traviato Jontan vostro albergo,
per disperazion fatta sicura.
     19Per strada errando, gli occhi ai balconi ergo
de la camera vostra; e fuor del petto
sospiri e pianto d’ambo i lumi aspergo.
     22Di buio ciel sotto povero tetto,
de la sorte mi lagno empia e rubella,
e del mio mal, ch’a voi porge diletto.
     25Senza veder con cui dolermi stella,
ne le tenebre fisi i lumi tengo,
che fur duci d’Amor ne la via fella;