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310 veronica franco

     64benché da l’altro canto le mie pene
forse consolan altra donna, e ’l pianto
con piacer del mio amante al cor perviene.
     67Ma chi puote esser mai spietato tanto,
che s’allegri, se pur non può dolersi,
lacero il sen vedermi in ogni canto?
     70Lassa, la notte e ’l di far prose e versi
non cesso in varia forma, in vario stile,
sempre a un oggetto coi pensier conversi;
     73e, s’ha quest’opre il mio signor a vile,
inen mal è assai, che se ’n mia onta e in strazio
leggerle con colei ha preso stile.
     76Per me lieto non è di tempo spazio,
e di quel, dond’a me si niega il gusto,
altra si stanca, e fa ’l suo desir sazio.
     79Quant’è per me difficultoso, angusto
quel ch’ad altri è camin facile e piano 1
Colpa d’Amor iniquitoso, ingiusto.
     82Ma da la crudeltá se ’l gir lontano
ad uom nobil s’aspetta veramente,
e l’aver facil alma in petto umano;
     85se, quanto altri è piú chiaro e piú splendente
per natura, per sangue e per fortuna,
chi l’ama ridamar deve egualmente;
     88voi ’n cui ’l ciel tutte le sue grazie aduna,
dovete aver pietá di me, che v’amo
sí che ’n questo non trovo eguale alcuna.
     91E, quanto piú ne’ miei sospir vi chiamo,
d’esser udita (a dir il vero) io merto,
e quanto piú con voi conversar bramo.
     94Non è d’ingegno indizio oscuro e incerto,
c’ha gusto de le cose piú eccellenti,
conoscer e stimar il vostro merto.
     97Dch sentite pietá de’ miei tormenti,
se de le tigri non sète del sangue,
e se non vi nudrir l’idre e i serpenti.