Pagina:Stella - La bicicletta.djvu/11

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simpatia fra i giovani destinati a far parte dell'elemento dirigente delle rispettive nazioni. Nelle grandi corse internazionali, che avranno luogo in Germania nel 1897, uno dei più vistosi premi sarà quello che istituirà l’Imperatore per i francesi.

Questi bizzarri veicoli, che appena dieci anni fa erano pesanti e costosi, ora sono veri gioielli e così a buon mercato, che anche le borse più modeste sono in grado di farne acquisto. Chiunque può in pochi giorni imparare a servirsene in modo corretto, e giungere a fare 12 a 18 e spesso persino 20 a 25 chilometri all’ora, correndo 8 a 10 ore al giorno; e delle volte, pedalando sulla pista, si percorse in un’ora la distanza di 49 km. 893, e di 859 nelle 24 ore; e sulla pubblica via vi fu chi in 38 ore e 12 minuti corse i 700 chilometri che separano Mosca da Pietroburgo.

Trattandosi però di un lavoro da continuarsi per parecchi giorni, bisogna regolarmente limitarsi a 10 o 12 chilometri all’ora ed a sole 7 ad 8 ore al giorno, il che nonpertanto ci dà senza interruzione delle tappe che superano di tre tante quelle dei fantaccini.

E la cosa è naturale, poiché il pedone che sta ritto ha un movimento discontinuo e non s’appoggia che sopra un punto solo alternando un piede coll’altro successivamente, mentre il ciclista, che sta seduto, ha il suo peso ripartito su cinque punti (il sedere, i due piedi e le due mani) ed ha un movimento continuo e dolcissimo; cosicché se il pedone dovrà sviluppare un lavoro di 240,220 chilogrammetri per fare in 6 ore una marcia di 36 chilometri, il ciclista invece compie la stessa marcia in 3 ore con un lavoro di soli 36,000 chilogrammetri; ciò è dovuto precipuamente a quei 5 centimetri di cui oscilla verticalmente ad ogni passo il centro di gravità del pedone, i quali vengono eli-