Pagina:Stoker - Dracula, Sonzogno, Milano, 1922.djvu/189

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dracula 189

Mina par che ne soffra. Non mangia più e dorme d’un sonno pesante. Tuttavia stassera è più sveglia. Ho cercato invano d’ipnotizzarla, al tramonto.

Siamo giunti al Passo del Borgo iermattina, dopo la levata del sole. Andammo avanti senza mai sostare. Con l’aiuto d’un po’ di legna minuta, abbiamo acceso questo fuoco. Poi, andai ad esplorare un po’ la strada, staccai i cavalli e diedi loro da mangiare. Quando tornai, la cena era pronta.

— Mangiate — disse la signora Mina; — avevo tanta fame che non potei aspettarvi e ho pranzato.

Ho dei sospetti ma non oso formularli.

La pregai in seguito di dormire. Ella s’adagiò ma non potè chiudere gli occhi. Invece fui io che sonnecchiai, in parecchie riprese. E ogni volta che mi sveglio sussultando, vedo fissi su me i suoi occhi brillanti. È strano. Non s’è addormentata che sul mattino, d’un sonno pesante.

5 novembre, mattina.

Il paese diventa sempre più selvaggio. Ci sono grandi precipizi. La signora Mina dorme ancora. Ho cercato invano di svegliarla. Temo che questo paese non eserciti il suo incanto malefico e che la maledizione non cominci ad agire. Poichè dorme tutto il giorno, mi guarderò bene dal dormire io di notte!

Ci accostiamo ad una collina dominata da un castello somigliante, sotto ogni aspetto, a quello descritto da Jonathan. Ho svegliato la signora