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A malapena potei dormire alcune ore. Appesi il mio specchietto alla finestra e cominciavo a radermi quando una mano si posò sulla mia spalla.

— Buongiorno — disse la voce del Conte.

Trasalii, sgradevolmente sorpreso: come non l’avevo veduto entrare poiché il mio specchietto rifletteva tutta la stanza? Nella mia emozione mi feci un leggero taglio al mento. Salutai il Conte e ripresi la mia occupazione. Non c’era da sbagliarsi stavolta: il Conte benché fosse ancora dietro a me non si rispecchiava nel vetro.

Quell’incidente, che avveniva dopo tante cose insolite, accrebbe il malessere che provavo sempre alla presenza del mio ospite. Vidi allora che un po’ di sangue colava dalla leggera ferita e, deponendo il rasoio, stesi la mano verso una salvietta.

Lo sguardo del Conte scintillò d’un furore demoniaco. Che follia attraversò la sua mente? Mi si buttò addosso afferrandomi alla gola, le sue dita toccarono la piccola croce appesa al mio collo. Fu la virtù di questo oggetto sacro? Si calmò immediatamente.

— Badate — disse con voce dolce; — i tagli, in questo paese, sono più pericolosi che voi non pensiate.

Afferrò il mio specchio e disse:

— Questo pezzo di vetro è la causa di tutto, non voglio più vederlo.

Vivamente aprì la finestra e lo gettò nella corte ove si spezzò in mille frantumi.

Dopo questo scoppio uscì senz’aggiungere sillaba.

Sono molto contrariato da tale incidente. Come radermi, adesso? Non ho più che il coperchio del