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della bufera» dei signori R. A. o dei signori K. I.

Tutte le barche da pesca tornarono in porto; soltanto una goletta straniera, dalle vele spiegate, rimase in mare. Quella bizzarra imprudenza suscitò molti commenti.

Verso le dieci l’atmosfera divenne soffocante e regnò un silenzio che impressionava.

Verso mezzanotte un brontolìo di tuono e l’uragano si scatenò. Le onde si alzarono a prodigiose altezze. A un tratto la goletta straniera apparve nel raggio del faro. Un grido d’angoscia sfuggì da tutti i petti. Eppure non c’eran lì che vecchi lupi di mare.

— È la morte sicura! Sono in procinto di spezzarsi contro le rocce!

Ma, sollevata da un’ondata gigantesca, la goletta fu lanciata nel porto. Alla luce del faro si vide con orrore una testa dondolare sul davanti del battello. Fu il solo essere umano che si scorgesse. Per quale miracolo quella goletta il cui timone stava fra le mani d’un morto, era entrata nel porto?

Portata dalle onde, naufragò sulla spiaggia. In quel momento, un immenso cane giallo saltò sulla riva e disparve verso il cimitero. Il guardiano del faro fu il primo a salir sul ponte. Io ero abbastanza lontano ma accorsi. Quando giunsi, c’era già folla sulla spiaggia e degli agenti interdicevano l’adito al ponte. Esibii la mia tessera di giornalista e in qualità di corrispondente potei unirmi al gruppetto esplorante il battello.

Il pilota aveva le mani attaccate al timone; le corde erano state legate così energicamente che i flussi e riflussi del battello avevano inta-