Pagina:Stoker - Dracula, Sonzogno, Milano, 1922.djvu/65

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dracula 65

scorgere la forma bianca che spiavo. La luna brillava; discernevo le ruine della Badia, massa scura sul cielo chiaro, e la distesa del cimitero. Là, sul nostro banco favorito, scorsi una figura bianca indistinta e un po’ indietro un’ombra nera; uomo o animale? Non avrei saputo dirlo perchè in quel momento una nube passò davanti la luna.

Scalai i ripidi gradini; mi pareva non finissero più; avevo l’impressione d’essere calzata di piombo. Quando raggiunsi la porta del cimitero, vidi nettamente una lunga forma nera curva verso la mia amica. Spaventata chiamai: «Lucy! Lucy!». Ella non si mosse ma, dietro a lei, due occhi brillanti e rossi mi squadrarono. Spinsi il cancello; per un minuto, la chiesa mi mascherò il gruppo. Quando giunsi accanto a Lucy, la trovai sola.

Dormiva, con le labbra semiaperte, e respirava a fatica, come se le mancasse l’aria. Si portò le mani al collo come per incrociare il bavero d’un mantello. Temetti che non prendesse freddo e le gettai sulle spalle il mio scialletto, che agganciai con uno spillo da balia. La punsi forse senza saperlo? Si portò la mano al collo come se risentisse un dolore. Le calzai le mie scarpe e la svegliai dolcemente. A poco a poco riprese i sensi e non mi parve stupita di vedermi. Cominciò a tremare e mi gettò le braccia al collo. Le spiegai in qual modo fosse lì e perchè bisognasse rientrare subito in casa. Mi seguì docilmente e tornammo senza incontrare anima viva. Per fortuna! Quali storie assurde si sarebbero fatte circolare il dì dopo!

Quando fu a letto e le ebbi rincalzato le coperte,