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266 CAPO XIII.

mantennero sempre sotto l’influenza degli ordini religiosi, indirizzati dal principio suo meno all’ingrandimento del territorio, che ad insinuare nel popolo tacita obbedienza, coraggio pubblico nelle difese, e prescritta sommessione: perchè ovunque si frammette il nome degl’iddii il sacrifizio della persona è sempre un dovete. Con tutto questo benchè poco o nulla sia noto particolarmente delle vicende militari e civili, che precedettero le feroci guerre romane, non di meno la potenza del Sannio trovavasi molto prima fermamente stabilita non tanto sull’interna forza, quanto sopra un esterno dominio. Per pochi cenni vediamo i Sanniti penetrati nell’alta Sabina, dove tennero Amiterno1. I Volsci perderono Cassino2; ma più lungamente e duramente gli Appuli furono travagliati dagl’Irpini, che stavano in sulla frontiera: di tanto quei montanari spregiavano, come dice Livio, gl’imbelli pianigiani3. Le conquiste bensì più valutabili e più durevoli dei Sanniti s’effettuarono a’ danni degli Etruschi, che dimoravano nella contigua Campania; e par vero che i Caudini, più prossimi, fossero anche gli aggressori. Per continuate offensioni tolsero in primo luogo agli Etruschi il bel paese dove avean Pompeja e Marcina4; altre città ivi intorno pas-

  1. Liv. x. 38.
  2. Hoc enim a Sabinis orti Samnites tenuerunt. Varro l. l. vi. 3.
  3. ix. 13.
  4. Strabo v. p. 170. 173.