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CAPO XXIII.


Filosofia politica, divina e naturale
degli Etruschi.


Abbiam mostrato innanzi per quali mezzi uomini di potente ingegno diedero opera a migliorare la vita civile comunicando al popolo idee, ordini e arti usuali, di cui egli potesse più evidentemente sentire l’utilità vera, pronta, grande ed efficace. I beni dell’agricoltura crescente; leggi più umane; religioni più mansuete e immuni da sangue, tolsero via le rozze o prave consuetudini d’una vita inculta, introducendo nella società dritti stabili e vicendevoli doveri. L’educazione religiosa e morale delle genti si ritrovava di tal modo convenevolmente accordata col costume. Ma educate soltanto a udire comandamenti prudenti, ed a venerare tutta la legge, l’istituzione politica dell’età consentiva loro poco più che uno stato ingenuo, ed una vita sicura e protetta. In tutto il resto soggette all’ordine dominante sacerdotale, teneasi questi in mano il total governo delle umane cose e divine. Regolatori dell’importantissimo ufficio d’ammaestrare l’umanità, i soli membri di quell’ordine dettavano alle genti maravigliate gli oracoli dell’esperienza, e di grande accortezza di senno. Essi governavano le nazioni quasi come l’anima governa il corpo: nè v’ha dubbio alcuno che per la sapienza loro non progredisse il po-