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194 CAPO XXIII.

che a celebrare la fama dei benemeriti cittadini si cantavano stando a mensa ne’ solenni conviti1. Varrone fa menzione di tragedie tosche d’un tale Volunnio2: elle han dovuto essere composizioni dell’età in cui s’era di già introdotto il costume greco nel romano teatro; e lo persuade ancora la qualità di certe figurine sceniche trovate in Etruria, del tutto simili all’uso latino3. Per lo contrario le favole atellane danno una più giusta idea delle prime composizioni teatrali degli Osci usate nella Campania4. Questo genere di farse burlesche, dove i costumi e gli affetti veggonsi esposti con quella caricatura e naturalezza che son presso al popolo, abbondava per certo di scherzi, equivoci, e motti arguti, in cui lo spirito ha pur sempre il piacere di indovinare5: usava modi e personaggi propriamente oschi: cioè il

  1. Carmina, quae multis saeculis ante suam aetatem in epulis esse cantitata a singulis conviviis de clarorum virorum laudibus in Originibus scriptum reliquit Cato. Cicer. Brut. 19.; Tuscul. iv. 2.; Nonius ii. 70. Assa voce.
  2. Volumnius qui tragoedias tuscas scripsit. Varro l. l. vi. 9. La Volunnia è famiglia istorica frequentemente nominata in lapidi perugine: perciò non quadra la correzione in Volnio, che adduce Niebuhr. T. i. not. 415.
  3. Vedi tav. cxix. 2.
  4. Fabularum Latinarum, quae a civitate Oscorum Atella, in qua primum coepta, Atellanae dictae sunt: argumentis dictisque jocularibus similes satyricis fabulis Graecis. Diomed. gram. inst. iii.
  5. Oscura, quae Atellanae more captent. Quintil. vi. 3.