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256 CAPO XXV.

dello splendore divino, o corteggiato in brigata da’ suoi lascivi e petulanti seguaci. Spessissimo v’appare simbolicamente come preside benigno della generazione, o qual nume spietato della morte. Nè diversa significanza, per nostro avviso, ha quel simbolo si frequente ne’ vasi degli occhioni sì tanto spaventevoli e smisurati: vero geroglifico col quale si rappresentava senza più il tremendo ingoiatore delle anime1. Sovente ancora, secondo la più antica mitologia, Bacco si vede in unione con Apollo; non tanto a causa della facoltà divinatrice, degli studi conformi, e del culto comune che tennero ambedue in sul monte Parnaso2, quanto perchè i misteri del sole vivificante si ripresentavano in quelli di Bacco3. Frequentemente ritratte vi sono del pari le idroforie, e altre scene non dubbiose delle sacre iniziazioni e lustrazioni; mascherate dionisie; sacrifizi al nume del suo animale diletto; esplorazioni di vittime: sì che in conclusione, questo sovrano culto di Bacco è non solo il tema principale e santo, ma sicuramente il più replicato mille volte sopra i vasi dipinti, che da sì lungo tempo si vanno ritrovando nel nostro suolo. Intendo dire di quel Bacco primigenio dei misteri, del quale si narrava aver recato agli uo-

  1. Vedi tav. lxxxiv, 3., xcix. 2. 5. 6. 9. 15. 16. 17.
  2. Pausan. x. 19. conf. Vandale, de Oracul. p. 179. 571.
  3. Plutarch. de inscript. Et. T. ii. p. 388. 389.; Macrob. Sat. i. 18.; Arnob. iii. p. 119. Cum Liberum, Apollinem, Solem, unum esse contenditis numen.