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CAPO XXIX. 317

dei grammatici, per le storie ed i monumenti. Grande alterazione in queste lingue comechè derivate di una stessa madre, veniva bensì dalla pronunzia aspra e forte dell’aspirazione, la quale di sua natura per deviazioni frequenti vien creando a poco insieme particolari dialetti. Oramai, al parer nostro, radici e analogie più dirette o primitive dovrebbonsi cercare nell’antico illirico, tutt’altro che la lingua slava, e di cui par vero che l’idioma degli Shippetars conservi ancora temi originali o derivati1: essendo fatto indubitato e certo, che ora sotto il nome generico di Pelasghi, ora d’Illirj e di Liburni, razze straniere giuntevi di più lontano passarono dall’altra sponda dell’Adriatico in sul continente italico, dandovi cagione a quei movimenti e scorrimenti di popoli, che abbiamo per avanti considerato qual massimo evento delle nostre istorie2.

L’elemento principale della lingua osca si rinviene assai chiaramente nel prisco latino. Voci e locuzioni drittamente osche porgono i frammenti d’Ennio3; così nel vecchio latino, come nel dialetto osco, usavasi uguale troncamento ruvido nelle parole; e non senza ragione, secondo che dicono Quintiliano e Gellio, si sdegnavano i dotti romani di tante dure finali frequentissime nei verbi e nomi latini: trista eredità dell’osco primitivo già incorporatosi nel ser-

  1. Vedi Tom. i. p. 180. n. 64.
  2. Tom. i. p. 171.
  3. Column. in vit. Ennii p. 7. sqq.