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68 dei fatti de’ langobardi

te, lasciavansi le case vuote d’abitatori alla guardia dei cani, e i bestiami rimanevano soli nei pascoli senza guida d’alcun pastore. Veduto avresti le ville e i castelli in prima pieni di gran moltitudine, il giorno dietro per la fuga di tutte le genti in profondo silenzio: allontanavansi i figli lasciando insepolti i cadaveri de’ loro padri; e spenta la compassione nel cuore de’ genitori, abbandonavano i moribondi figliuoli. Che se per sorte taluno sentiasi stringere ancora dall’antica pietà a seppellire i suoi prossimi, restava egli stesso insepolto; onde per far bene altrui perdeva la propria vita, e nel rendere il tributo de’ funerali, rimaneva egli senza l’onor dell’esequie. Veduto avresti il mondo restituito alla solitudine del tempo antico: non una voce nelle campagne, non un sibilo di pastore, niuna insidia di belve agli armenti, nessun danno ai domestici uccelli. I seminati, trascorso il tempo della ricolta, intatti aspettavano il mietitore; la vigna, cadute le foglie, mostrava illesa le uve raggianti. Se non che all’appropinquar dell’inverno in certe ore del giorno e della notte ululava la tromba guerriera, e udivasi da molti quasi il romoreggiar di un esercito. Non v’era orma alcuna di vian-