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LIBRO SECONDO — 1776-83. 109

Poco appresso nuova legge agguaglià a Franco-massoni altre secrete adunanze, pericolose (dicevasi) alla quiete dello stato, all’autorità del sovrano; cominciarono i sospetti di regno. Leggere i libri del Voltaire portava a pena di galera per tre anni, e leggere la gazsetta di Firenze a sei mesi di carcere. I tratti di corda, più rari come sperimenti di procedura, si frequentavano come pene.

Composto novello magistrato col nome d’ Udienza Generale di Guerra e Casa Reale per giudicare le liti criminali e civili de’ militari e di altri favoriti del privilegio del foro, divenne più estesa, piena e continua la giurisdizione militare. Un generale dell’esercito era il capo, quattro magistrati erano i giudici; le forme brevi, le sentenze inappellabili. E dalle persone passando a’ luoghi, altra prammatica stabilì che le colpe o le civili controversie degli abitatori di certe case, o in certe strade della città, fossero trattate presso l’udienza generale di guerra. Lo spazio privilegiato nella sola Napoli era un buon vigesimo della città, e gli abitatori non meno di trentamila. L’esempio spandendosi nel regno, qualunque fortezza, o castello, o edifizio militare aveva intorno a sè terreno e cittadini liberi dalla giurisdizione comune. Più crebbe la intemperanza, prescrivendo che nessun tribunale potesse giudicare i misfatti e i civili negozii degli ufficiali delle segreterie di stato, perchè il re, secondo i casi, provvederebbe, La qual dispotica legge fu proposta dal marchese Tanucci, a giovamento di un uffiziale del suo ministero in causa civile.

Per tanti errori di governo crescevano di numero e di gravezza i delitti. Un bando del re contro i malfattori, diceva: «Sono continui i furti di strada e di campagna, i ricatti (delle persone cadute in preda degli assassini), le rapine, le scelleratezze; è perduta la sicurezza del traffico; sono impedite le raccolte.» Quindi comandava a’ magistrati ed alle milizie di arrestare o spegnere i turbatori della quiete pubblica; e consigliava ai mercatanti e ai viaggiatori (avvisandosi che il bando non bastasse) di andare a carovana ed armati. Spedì nelle province un brigadiere di esercito. Selaylos, con genti d’armi ed assoluto imperio per la distruzione de’ malfattori: e intanto invitandoli a tornare obbedienti, prometteva de passati misfatti dimenticanza e perdono; blandizie non agguerrite da pietà, e non accettate per ravvedimento, ma la necessità le persunadeva al governo ed a’ malfattori, come tregue domestiche e passeggiere. Concorrevano a peggiorare i costumi le rimissioni di colpa e pena alle occasioni delle felicità della reggia, matrimonii, natali; tanto frequenti che se ne contano diciannove nei trent’anni di questo libro: cosicchè il popolo quasi aggiravasi i cerchio perpetuo di delitti, di barbare pene, d’impunità e delitti peggiori.

XXIII. Ma buoni furono i provvedimenti per il commercio; e