Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 I.pdf/125

Da Wikisource.

LIBRO SECONDO — 1776-83. 115

francese maresciallo dell’impero e duca di Castiglione, empiè molte carte della storia: e (tenente) Giovanbattista Eblè, poi primo generale dell’artiglieria di Francia, istromento di molte vittorie, morto dalla guerra nel 1812: avventuroso che non vide le mutate bandiere.

La leva degli uomini increbbe agli avviliti popoli napoletani: e le discipline, gli usi, le voci forestiere a’ soldati, e tanto più agli uffiziali maggiori che velavano col nome di onor di patria l’ambizione di comandare l’esercito: stolta superbia perchè ad essi mancava l’uso delle milizie, perduto nelle corruttele di oziosa città. Si alzò tanto grido che il governo pigliandone sospetto di pericolosa scontentezza, congedò il Salis ed altri uffiziali stranieri; non già il Pomereul, che avendo affare con poca parte dell’esercito e con uffiziali meno della comune ignoranti, non aveva concitate le opposizioni della moltitudine e della invidia. Ne derivò che l’esercito decadde, l’artiglieria migliorò: cominciarono gli odii del popolo contro l’Acton e la regina; crebbe l’amore per il re, tenulo (ed era) avverso a quelle novità, benehè si espedissero in suo nome, per sua pazienza ai desiderii della moglie e del ministro.

La fa della ingrandita potenza del regno diede a’ Borboni di Francia e di Spagna brama di legami più stretti col re delle Sicilie; ma gli affetti e i disegni di questa corte essendo mutati, ebbero risposte fredde e infine ripulse; e però Carlo III con lo stile di re, di padre, di benefattore, scrisse al figlio di cacciare dal ministero e dal regno il mal favorito Giovanni Acton: ma non fu ascoltato: Indi a poco propose di unire alle flotte spagnuole per l’America due vascelli napoletani e quanti legni mercantili ei volesse; e pure quella offerta, in tanti modi giovevole, fu ricusata. Si negarono alla Francia i legnami per costruzioni navali, dati ab antico a largo prezzo, e soperchianti nei boschi delle Calabrie. Tutte le asprezze a que’ re congiunti, tutte le cortesie ai sovrani dell’Austria e della Inghilterra. Per le quali cose Luigi XV fu avverso alla corte di Napoli; Luigi XV dopo speranze di amicizia fallite, tornò contrario: lo stesso Carlo III morì scontento del figlio.

XXVII. L’ordine de’ tempi mi ha condotto all’anno 1783, quando terremuoto violentissimo abbattè molte città, scompose molti terreni della Calabria e della Sicilia con uccisione di uomini e greggi, e universale spavento nei due regni: della quale sventura dirò le parti più memorabili. Il 5 di febbraio, mercoledì, quasi un’ora dopo il mezzogiorno, si sconvolse il terreno in quella parte della Calabria ch’è confinata da’ fiumi Gallico e Metramo, da’ monti Teio, Sagra, Caulone e dal lido, tra que’ fiumi, del mar Tirreno. Lo chiamano Piana perchè il paese sotto gli ultimi Apennini si stende in pianura per ventotto miglia italiane e diciotto in larghezza. Durò il tre-