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LIBRO SECONDO — 1783. 119

brajo; ne’ quali giorni per volontarii martorii e per solenni feste di chiesa speravano placare l’ira di Dio.

Ma la più trista fortuna (maggiore di ogni stile, d’ogni intelletto) fu di coloro che viventi sotto alle rovine aspettavano con affannosa e dubbia speranza di essere soccorsi: ed incusavano la tardità, e poi l’avarizia e l’ingratitudine dei più cari nella vita e degli amici; e quando oppressi dal digiuno e dal dolore, perduto il senno e la memoria, mancavano, gli ultimi sentimenti che cedessero erano sdegno a’ parenti, odio al genere umano. Molti furono disotterrati per lo amore dei congiunti, ed alcuni altri dal tremuoto istesso che sconvolgendo le prime rovine li rendeva alla luce., Quando tutti i cadaveri si scopersero, fu visto che la quarta parte di que’ miseri sarebbe rimasta in vita, se gli ajuti non tardavano; e che gli uomini morivano in attitudine di sgomberarsi d’attorno i rottami; ma le donne con le mani sul viso, o disperatamente alle chiome; anche fu veduto le madri, non enranti di sè, coprire i figliuoli facendo sopr’essi arco del proprio corpo; o tenere le braccia distese verso que’ loro amori, benchè impedite dalle rovine non giungessero. Molti nuovi argomenti si raccolsero della fierezza virile e della passione delle donne. Un bambino da latte fu disotterrato morente al terzo giorno, nè poi morì. Una donna gravida restò trent’ore sotto i sassi, e dalla tenerezza del marito liberata, si sgravò giorni appresso di un bambino col quale vissero sani e lungamente; ella richiesta di che pensasse sotto alle rovine. rispose: «Io aspettava.» Una fanciulla di undici anni fu estratta al sesto giorno e visse; altra di sedici anni, Eloisa Basili, restò sotterra undici giorni tenendo nelle braccia un fanciullo che al quarto morì, così che all’uscirne era guasto e putrefatto; ella non potè liberarsi dell’imbracciato cadavere perchè stavano serrati fra i rottami, e numerava i giorni da fosca luce che giungeva sino alla fossa.

Più maravigliosi per la vita furono certi casi di animali; due mule vissero sotto un monte di rovine, l’una ventidue giorni, l’altra ventitrè; un pollo visse pur esso ventidue giorni; due majali sotterrati restarono viventi trentadue giorni. E cotesti bruti e gli uomini portavano, tornando alla luce, una stupida fiacchezza, nessuno desiderio di cibo, sete inestinguibile e quasi cecità, ordinario effetto del prolungato digiuno. Degli nomini campati alcuni tornarono sani e lieti, altri rimasero infermicci e melanconici; la qual differenza veniva dall’essere stati soccorsi prima di perdere la speranza o già perduta; la giovinetta Basili, benchè bella, tenuta comodamente nella casa di suo padrone, ricercata ed ammirata per le sue ven ture, non aprì mai nella vita che le restò il labbro al riso. Ed infine que’ dissepolti, dimandati de’ loro pensieri mentre stavano sotterra, rispondevano le cose che ho riferite, e ciascuno terminava col dire: