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122 LIBRO SECONDO — 1784.

calcolabili; furono al giusto i nati, non pochi e maravigliosi i matrimonii, i delitti molti ed atroci; i travagli, le lagrime infiniti.

XXXII. Ne’ primi giorni dell’anno 1784 venne in Napoli, sotto nome privato l’imperatore Giuseppe II; il quale, rifiutati gli onori debiti al grado, e le feste che la reggia preparava, dimandò chi gli fosse guida e maestro ad osservare le cose notabili della città, e dalla regina ebbe Luigi Serio, cultore delle lettere, dotto, ameno, eloquente. Giuseppe bramò visitare le recenti rovine delle Calabrie, ma lo ritennero i disagi del cammino, la stagione del verno, e ‘l mancar di strade regie o buone. Rivide que’ Napoletani (più conti per sapienza e per civili virtù) che aveva altra volta conosciuti; e rammentando loro î disegni filosofici e arditi che egli faceva per il governo dell’impero, si partì lasciando fama egregia e benedetta.

Agli esempii di lui e di Leopoldo gran duca della Toscana, desiderò la regina di Napoli, ed invogliò il re di correre la Italia; ma la superbia de’ Borboni non tollerando nomi privati, piccolo corteggio, fasto civile, viaggiarono con pompa regia: e il dì 30 di aprile dell’anno 1785 imbarcarono sopra vascello riccamente ornato, che, seguito da altre dodici navi da guerra, volse a Livorno; non tocchi gli stati di Roma per disdegno di riverire il pontefice, allora nemico. Arrivati in porto, furono subito visitati da’ prìncipi della Toscana, co’ quali passarono a Pisa e Firenze. Fu rinnovato in Pisa il vecchio arringo del ponte, ma senza gli usi guerrieri di età più maschia: sì che a’ molti giostratori e riguardanti fu scena e festa. Altri onori, altri diletti ebbero in Firenze. Si narra che il gran duca Leopoldo, pieno delle riforme praticate nella sua Toscana, dimandasse al re quante e quali ne aveva fatte nel suo regno, e quegli rispondesse: «Nessuna.» E dopo momentaneo silenzio: «Molti Toscani, ripigliò il re, mi supplicano di avere impiego nel mio regno; quanti Napoletani lo chiedono a V. A. in Toscana?» Nè l’altro rispose, perchè la scorta regina ruppe il discorso. Da Firenze passarono i due sovrani a Milano, indi a Torino e Genova, dove si imbarcarono su la flotta medesima, accresciuta di legni inglesi, olandesi e di Malta, che insieme ai legni del re (ventitrè navi da guerra d’ogni grandezza) lo convojarono per onore sino al porto di Napoli. Quattro mesi viaggiarono con tanta splendidezza e liberalità che Ferdinando acquistò nome ripetuto anni appresso ed accresciuto in Germania) di re d’oro. La città di Napoli fece grandi feste come a sovrani che tornassero dalla vittoria. Più di un milione di ducati costò all’erario il viaggio: bastava a risarcire i freschi danni del terremoto;

1l fine dell’anno 1788 lasciò mesta la reggia. Languivano infermi di vajuolo due infanti, Gennaro di nove anni, Carlo di sei mesi, allorchè celere nunzio recò la morte di Carlo III re delle Spagne,