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132 LIBRO SECONDO — 1790.

uscirono alla luce sette miseri, uno de’ quali mentecatto, cadente per ultima vecchiezza, abitatore immemorabile della Bastiglia, sconosciunto, nè mai più saputone il nome o la patria; un altro vi stava da 30 anni; e cinque vi entrarono, regnante il decimosesto Luigi. IL popolo il giorno istesso (14 di luglio del 1789) cominciò ad abbattere le mura, e l’assemblea nazionale decretò che la Bastiglia scomparisse. Scomparve: il luogo infame per tirannide chiamarono piazza della Libertà.

Procedeva la rivoluzione per fatti rapidi; manifesta già negli atti e nei giuramenti dell’assemblea, nella Bastiglia espugnata fu, per sangue cittadino, irrevocabile. Sollevò quella gesta tutte le menti, e sì che fu la corte compresa di timore, la plebe di arroganza, il popolo di sicurezza, il mondo di maraviglia. Il re, nel seguente giorno, senza guardie, senza corteggio, accompagnato de’ soli fratelli, ando all’assemblea, e rimasto in piede, disse che veniva a consultare degli affari più gravi allo stato e più penosi al suo cuore; i disordini della città. Il capo della nazione chiede all’assemblea nazionale i mezzi d’ordine pubblico e di quiete. Sapeva le voci malvage contro di lui, ma sperava che le smentisse il sentimento universale della sua rettitudine. Sempre unito alla nazione, confidando a’ rappresentanti ed alla fede di lei, aveva allontanate le milizie da Versailles e da Parigi.

Dopo gli applausi e i segni di riverenza e di gioja, fu pregato il re sceglier ministri meglio adatti al tempo, e mostrar se stesso al popolo di Parigi. Tutto concesse o promise; e si partì a piede, accompagnato per corteggio da’ tre stati sino alla reggia; dove in pubblico luogo la regina aspettava, tenendo per mano il delfino, e sì che la intera casa del re ed il popolo parevano uniti da legami concordi per la felicità della Francia. Mutato il ministero, tornò ministro Necker; molti della corte per comando o per mala coscienza si allontanarono; il re il seguente giorno andò a Parigi con pompa cittadina, perchè scortato da milizie civili, corteggiato dall’assemblea nazionale, incontrato da’ magistrati della città, accompagnato dal popolo innumerabile e plaudente. E confermate per discorsi le universali speranze, fu giuoco di fortuna contrapporre, nel corso di un giorno al tremendo spettacolo della Bastiglia spettacolo di pace magnifico.

XXXIX. Due mesi, o più, passarono le lusinghiere apparenze di concordia; faceva l’assemblea buone leggi, prometteva il re di approvarle; il clero, i nobili risegnavano gli antichi privilegi; i doni chiamati patriottici soccorrevano a’ poveri ed all’erario; fa dato al re titolo gradito di Restauratore della pubblica libertà; e mentre le forze buone dello stato così crescevano, di altrettanto scemavano i misfatti. Ma sotto la scorza di felicità due germi contrarii