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LIBRO SECONDO — 1790. 133

celatamente fecondavano; di repubblica e di tirannide. Imperciocchè scosso e poi spezzato il freno delle leggi, cadute le antiche autorità, quella del re dechinata, agevolato il salire alle ambizioni ed alle fortune, molti tristi, molti audaci congegnavano governo più largo, la repubblica. E, per la opposta parte, gli usi e i diletti del dispotismo, non mai scordati da’ prìncipi e da’ grandi, suggerivano disegni di tirannide. Erano mezzi alle speranze de’ primi le colpe e i disordini del popolo; e de’ secondi, le trame occulte e gl’inganni della reggia: ambe le parti per parecchi indizii si palesarono.

Avvegnachè le guardie reali ne’ due primi giorni di ottobre chiamarono a convito i reggimenti stanziati a Versailles, e nella ebbrezza si udirono saluti per il re e la regal famiglia, ingiurie o minacce per l’assemblea nazionale e per i deputati più chiari, indicati a nome. Comparve il re, tornando da caccia; indi la regina e ’l delfino; e allora crebbero le voci, gli auguri, lo scandalo, la gioja. La regina ne’ circoli, rammentando quelle allegrezze, premiava di doni e di laudi gli uffiziali più caldi a’ voti, o più arditi ai disegni; le dame della sua corte dispensavano coccarde bianche (segnale della parte regia); le guardie impedivano a chi portasse le tricolorate (le nazionali) ingresso al palazzo; e alcuni cittadini fregiati di quel nastro a tre colori erano stati nelle vie di Versailles e di Parigi dalle guardie del corpo battuti ed uccisi. L’assemblea, insospettita, mandò al re alcune leggi, pregando approvarle; e il re, che aveva ripigliate le maniere di libera signoria, rispose non essere ancor tempo di approvar leggi. Correvano la Francia quelle nuove, peggiorate dalla fama e dal malevolo spirito di parte.

Quindi cresceva l’animo a’ repubblicani. La mattina del 5 di ottobre numero di femmine (quattromila o più) plebee e parigine, simulando i lamenti e l’ardire disperato della fame, andarono alla casa del comune a cercar pane; e quindi con grida e gesti furibondi, saccheggiando e rubando nella città, si avviarono a Versailles. Le guidavano alcuni del popolo, notati ne’ fatti della Bastiglia; e quando quella torma incontravasi ad altre donne, a sè le univa o forzate o vogliose; erano l’armi, picche, mazze e clamori. Le truppe urbane sedarono i tumulti nella città, e parte segui le donne, insospettita di quella non usata milizia, e del mobile ingegno delle militanti. Quando all’improvviso i soldati stanziati a Parigi chiesero di andare ancor essi; e non bastando a distoglierli autorità e ’l consiglio del comandante supremo La Fayette, ventimila soldati, portando il nome di esercito di Parigi, mossero per Versailles, La Fayette li seguiva. Giunsero alla mezza notte poco appresso alle donne, e mentre quelle a gruppi o a folla scompigliavano la città, questi si accamparono nelle piazze.

Molte brighe accaddero la notte; maggiori al dì vegnente. Le