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LIBRO TERZO — 1791. 141

per altra strada fugge il fratello del re con la moglie; e celeri messi avvisano quelle fughe a’ re stranieri. Saputa in Parigi nel mattino seguente la partita del re, l’assemblea, fingendo ch’ei fosse stato rapito da nemici della Francia, decretò trattenerlo: ma godendo vedersi libera del maggiore intoppo, desiderò che fuggisse. Meglio provvidero i cieli, avvegnachè forze straniere ed interne, natural debolezza degli stati nuovi, varietà di parti e dispotismo, forse avrieno distrutte in breve le opere maravigliose di due anni, le speranze di un secolo, e sottomesso il popolo della Francia alla tirannide. La rivoluzioni danno apparenza ingannevole, perchè immense a vederle, minori in fatto, sono audaci e caduche.

Rallegrava la regina ed il re di Napoli la fuga della famiglia di Francia, quando seppero per altre lettere che scoperta a Varennes, ricondotta prigioniera a Parigi. era tenuta in custodia dalle milizie. Nè però cadendo la speranza de’ re collegati d’invadere la Francia, convenuti a Pilnitz l’imperatore Leopoldo, il re di Prussia, l’ elettore di Sassonia e ’l conte d’Artois, pubblicarono, a nome de’ due primi, editto che diceva: «sconvolti affatto gli ordini della Francia, invilita la monarchia, imprigionato il re; necessaria l’opera de’ re stranieri a rendere la pace a quel regno, la libertà a quel principe; squadre poderose prussiane ed austriache adunarsi ad esercito: invitare alla impresa gli altri re della terra, per tener sicuri i proprii regni, e vendicare la dignità della corona.» Gustavo III, re di Svezia, ardente di sdegno, bramoso di gloria, dicendosi pronto e sollecito all’invito, s’impazientava de’ ritardi. Avvegnachè, fornito in Francia, nel settembre del 1791, il novello statuto, il re fatto libero, venuto in assemblea, udito il grido de’ popoli come ne’ tempi di sua prosperità, e per li poteri che aveva dallo statuto ritornato re dopo le abiezioni della prigionia, sperando meglio dal tempo, dalla incostanza de’ popoli, e da una novella assemblea, tratteneva le mosse degli eserciti stranieri. Ma crescevano le parti per la repubblica, tanto da impaurire que’ medesimi caldissimi, nella constituente di libertà. Morì nel fiore degli anni e del consiglio il conte di Mirabean, che libero quanto comportava la ragione de’ tempi, Viste le sfrenatezze de’ giacobini, erasi unito al re, per opporsi alle imprese di repubblica, sconvenevole a popolo invecchiato nella obbedienza, cui manchino così le virtù della giovinezza, come il senno di matura civiltà. Quel Mirabeau, che, dotto degli uomini e del secolo, bramava libertà possibili alla Francia, era morto. E le ambizioni destate nel popolo in due anni di rivolgimento, non capendo nell’assemblea legislativa, sfozavano ne’ clubs, e principalmente in quello de’ giacobini, dove si vedevano tutte le parti di congrega nazionale; elezione di membri, divisioni per province, presidenza, altri offizii, esame di materie civili, tribuna, decisioni