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LIBRO TERZO — 1792. 145

modestia de’ suoi principi, chiamando fazione la Francia intera e solamente il re saggio a conoscere, legittimo a concedere le riforme di stato, annientava le cose fatte in tre anni; poscia imponeva, come se fosse certo vincitore, sciorre gli eserciti rivoluzionarii, le assemblee, le congreghe; accogliere gli Austro-Prussi amichevolmente, unirsi a loro gli amici del re, fuggire o dimandar perdono i nemici. E intanto numerose truppe di emigrati seguivano le colonne alemanne, ultimi al campo, primi allo sdegno, instigatori a guerra domestica e sanguinosa. L’editto, nemmen grato al re che vide i pericoli della casa e trapassati i termini della sua dimanda, spinse il popolo a fatti estremi: de’cittadini, altri timorosi della regia vendetta, altri disperati di perdono, altri dolenti per carità di patria, trepidavano ed agitavansi; ma pure alcuni d’ingegno acuto ed altiero, sperando salute dal ridurre ad una le passioni, ad uno gli impeti del popolo, indicarono a segno di comune odio il re.

Non risguarda le napoletane istorie tutto il racconto de’ fatti di Francia; qui bastando che io rammenti essere stato a’ 10 di agosto di quell’anno 1792 il re assalito nella reggia, e la reggia presa e bruciata da battaglioni di popolo; andati a scampo, il re, la moglie, i figli, la sorella, nell’assemblea legislativa, dove in abbietto penetrate restar nascosti, e sentir comporre e legger il decreto che dichiarava il re Luigi decaduto dal trono. Quale spettaeolo al mondo! veder la reggia de’ re di Francia assediata e presa non da genti nemiche in buona guerra, ma da sudditi sollevati per foga di libertà, ed arse le immagini e le insegne di re potenti e rispettati. E fuggir tra le fiamme il re, poi la regina portante in braccio il piccolo Delfino, e la principessa Elisabetta traendo tenera infanta figliuola del re; senza corteggio, a fronte china per il dolore e per celare le lacrime a riguardanti. Affretto la fine de’ racconti. Andò la regal famiglia prigioniera al Luxembourg, quindi al Tempio; lo stato, senza ordini certi, si governava per fazioni; il generale La Fayette, dopo di aver resistito agl’impeti nuovi di sfrenata libertà, dichiarato nemico della patria, disobbedito dalle schiere, fuggì nel Belgio, e dagli Austriaci fu chiuso in carcere. Altri sostenitori della prima libertà, venuti a sospetto de’ nuovi, fuggirono minacciati di morte, avvegnachè ad essi erano succeduti Danton, Marat, Robespierre ed altre furie che ne’ civili sconvolgimenti scaturisce lezzo plebeo. Dumouriez, tornato in favore perchè nemico al nemico del popolo La Fayette, reggeva incontro a centotrentaduemila Alemanni, oste francese che numerava centoventi migliaja di soldati, spartiti sopra lunghe frontiere, e per le infermate religioni ritrosi e contumaci all’obbedienza. La fortuna secondava l’armi alemanne; cadde la fortezza di Longwy, poco appresso Verdun; esercito austriaco stava incontro alle fortezze del Nord; mila Prussiani e

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