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146 LIBRO TERZO — 1793.

torme di emigrati camminavano sopra Parigi. Tra le quali agitazioni, e timori e sospetti di popolo, si eseguirono tali e tante atrocità nella Francia che di non esserne il narratore io ringrazio la sorte. La misera famiglia de’ Borboni stando al Tempio vedeva parte delle stragi, udiva gli ultimi lamenti degli uccisi nelle prigioni vicine; raggio di speranza le rimaneva ne’ soccorsi stranieri. Ma Brunswick ponderato e lento, il suo re focoso, gli emigrati menzogneri nelle promesse, le due collegate monarchie varie di politica e di speranze, producevano sconcordia e languore nel campo alemanno; mentre nel campo francese l’ingegno di Dumouriez, la gioventù delle sue schiere, l’allegrezza di libertà, compensavano i difetti di numero e di fortuna. Pure i Prussiani giunsero a Chàlons; ma poi travagliati da’ morbi, dalla battaglia di Walmy, e da stagione inclemente, sgomberarono la Francia; gli altri eserciti austriaci o prussiani che battevano diversi punti della frontiera, affrettarono il ritorno; Francesco e Federico Guglielmo, con disegni mutati, ritornarono a Vienna e Berlino. Si sciolse la prima lega contro la Francia; la rivoluzione fu certa e confermata.

Cadute le ultime speranze della casa infelice, il giacobinismo già potentissimo ordiva gli atti del processo contro Luigi. Difendevano il re l’antico rispetto, la presente pietà e ’l contegno di lui sereno che pareva serenità di coscienza; lo accusavano i fatti ed il nome. Confuse le ragioni, sparita la giustizia delle leggi, scordata la qualità dell’accusato, a tal si giunse che la vita o la morte del re stava nello esame «Che più giovasse, che più nuocesse alla Francia.» Decisero per maggioranza di un solo voto, che più giovasse la morte; e Luigi sopra palco infame perdè la vita. Fu poi morta la regina, indi la principessa Elisabetta per condanne inique di tribunale feroce; finì di stento nel carcere il Delfino; la sorella di lui servì di riscatto ad alcuni Francesi prigionieri in Alemagna. Per le quali miserevoli nuove la corte di Napoli, vietando nel carnevale ogni festa pubblica o privata, dopo molti giorni di duolo, uscì a bruno per andare nel duomo a pregare e piangere pe’ defunti; le stesse cacce del re furono rare e secrete. Era intanto la Francia ordinata a repubblica, ed il sovrano di Napoli negava di riconoscerla nel cittadino Makau, venuto ambasciatore; ed aveva operato che il cittadino Semonville non fosse ricevuto ambasciatore dalla corte ottomana.

VII. È più fece. Comunicò a’ due governi di Sardegna e Venezia nota in questi sensi: «Comunque essere le fortune degli Alemanni sul Reno, importare alla Italia far barriera d’armi su le Alpi, e impedire che i Francesi per disperato conforto, se vinti, o per vendetta e conquiste, se vincitori, venissero a turbare la quiete dei governi italiani. Se perciò si collegassero le Sicilie, la Sardegna e Venezia, concorrerebbe il sommo pontefice alla santa