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LIBRO TERZO — 1793. 151

a’ 17 del dicembre, in giro in giro si smascherarono fuochi ed assalti; più vivi e pertinaci al posto detto il Caire, munito di argine e cannoni, tanto che dagl’Inglesi, creduto inespugnabile, ebbe nome di nuova Gibilterra. Ma Napoleone Bonaparte, che allora faceva le prime armi da tenente-colonnello e comandante delle artiglierie nello assedio, aveva disposti gli assalti così che in breve tempo ottomila bombe cadessero sopra piccolo spazio, e trenta pezzi da ventiquattro guastassero e spianassero i ripari. In meno di due giorni, e propriamente nella notte del 18 al 19 del dicembre, l’altiera Gibilterra fu espugnata, e volte a’ collegati le artiglierie che la guardavano da’ Francesi.

Sporgendo in mare quel posto così che batte la piccola rada di Tolone, molta parte della grande, ed il canale tra le due rade, fu necessario ai collegati fuggir que’ mari, e trarre dalla città le milizie per non lasciarle a certa prigionia. L’ammiraglio Hood inglese diede segno di partenza; le schiere di terra cominciarono la fuga; i forti esteriori Malbousquette, il Faraone, la Vallette, la Malgue, presi da’ repubblicani senza contrasto, tirando contro la città, vi accrescevano i pericoli e lo scompiglio. Gl’Inglesi atterrarono per mine il forte Ponè; mancò il tempo e gli apparecchi a distruggere gli altri forti o la città; il gran magazzino delle costruzioni ardeva, e bruciavano nel porto tredici vascelli della repubblica; era notte, e cadeva pioggia distemperata. Ne’ quali esterminii imbarcavano (annegandone alcuni per la fretta) soldati e Tolonesi, che, partigiani della Inghilterra o nemici di repubblica, avevano macchinato il tradimento. Cavalli, armi, tende, artiglierie di campo, e poche schiere lente o incapaci alla fuga, restarono prede a’ Francesi. E la fortuna non ancora sazia di sventure alzò tempesta impetuosa per vento libeccio, che sospingeva le navi alle due rade; dal quale pericolo camparono le flotte per forza d’arte, ma i legni disuniti, navigando a ventura per molti dì, ripararono in porti differenti gli uni agli altri lontani e sconosciuti. Passava perciò lungo tempo a raccorre le milizie delle quattro collegate nazioni, e gli arredi, le salmerie; e Napoli in quel mezzo stava dolente più di quanto i casi meritassero, come accade ne’ disastri confusamente narrati dalla fama. Comparvero finalmente il 2 di febbrajo del 1794 le aspettate vele; e seppesi che mancavano duecento Napoletani, morti o feriti, quattrocento prigioni e tutti i cavalli; molti viveri, le tende, gli arredi, le bandiere; sterminate somme avea speso l’erario. Venne in Napoli fra’ Tolonesi il generale conte Mandet, il quale comandando in Tolone avea consegnata, voglioso ed allegro, a’ nemici della sua patria l’affidatagli fortezza. I fatti che ho descritto diedero maggior grido alla repubblica, e dissero la prima volta, e a voce appena intesa, un nome che poco appresso empiè il mondo.