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LIBRO TERZO — 1798. 181

vedere allontanato il pericolo dalla Sicilia; ed accolse; e spandeva le voci trovate dalla malignità, che dicevano scaltrezza del direttorio cacciare della repubblica uomo ambizioso e potentissimo, e mandarlo in paese dove perderebbe vita o riputazione per nemico infinito, e clima pestifero ed invincibile. Pochi dì appresso giunse nuova della battaglia navale di Aboukir; per la quale l’ammiraglio inglese Nelson, arditamente manovrando, aveva prese o bruciate le navi di Francia, ancorate dopo il disbarco dell’esercito in quella rada, stoltamente sicure dagli assalti: talune da guerra fuggirono in Malta, ed altre poche da trasporto nelle rade siciliane di Trapani e Girgenti, dove gli abitanti non fedeli alla pace, spietati alla sventura di quelle genti, e sordi alla carità di rifugio, ricevettero i Francesi ostilmente, negando asilo, predando i miseri avanzi della disfatta, uccidendo alcuni marinari, fugando i resti: mentre in Napoli si bandiva lietamente il commentario della battaglia. Poco di poi videsi far vela verso noi l’armata inglese, la stessa di Aboukir, accresciuta de’ legni predati che navigavano senza bandiera dietro a’ superbi e vincitori. Subito il re, la regina, il ministro d’Inghilterra e sua moglie, sopra navi ornate a festa, andarono incontro per molto cammino al fortunato Nelson; e, passati nel suo vascello, l’onorarono in varii modi; il re facendogli dono di spada ricchissima, e di lodi sì allegre, che non più se la vittoria fosse stata della propria armata in salvezza del regno; la regina presentandogli altre ricchezze, tra le quali un giojello col motto: «All’eroe di Aboukir»; l’ambasciatore Hamilton ringraziandolo da parte dell’Inghilterra; e la bellissima Lady mostrandosi per lui presa di amore. Tutti vennero in Napoli alla reggia, tra pazza gioja che si propagò nella città; e la sera, come usa nelle felicità pubbliche o della casa, fu illuminato il gran teatro; dove al giugnere dei sovrani e di Nelson si alzarono dal popolo infinite voci di evviva, confondendo insieme i nomi e le geste. La regina, le dame della corte, le donne nobili, portavano fascia o cinto gemmato, con lo scritto : «Viva Nelson.» Intanto le navi trionfanti e le vinte, ancorarono, contro i trattati, nel porto: ed allora l’ambasciatore di Francia Garat, presente a’ fatti, e schernito documento di pace tra i due governi, facendo oneste lamentanze ni ministri di Napoli, sentì rispondere che i legni inglesi erano stati accolti per la minaccia dell’ammiraglio di bombardare (quando fosse negato l’ancoraggio) la città: non dando, per la concitata pubblica gioja, nè scusa, nè risposta.