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182 LIBRO TERZO — 1798.


CAPO TERZO.

Guerra sventurata contro la repubblica francese. Moti nel regno. Fuga del re. Vittoria e trionfo dell’esercito di Francia.

XXXI. Il governo di Napoli scopertamente operava perchè confederazione contro la Francia erasi stretta in Europa, ed egli teneva prefissa e pronta la guerra, I sovrani d’Inghilterra, d’Austria, di Russia, delle Sicilie, vedendo scemate in Italia le squadre francesi chiamate all’esercito del Reno o trasportate in Egitto, e sapendo lontano l’uomo invitto, formarono nuovi eserciti a più vasti disegni. Muoverà il Tedesco in Lombardia sessantamila combattenti, e dietro il Russo; Napoli quarantamila, navilio inglese correrà i mari d’Italia; la Gran-Brettagna fornirà gli alleati di danaro, armi e vestimenti. Si aspettava per le mosse che il più crudo verno fosse passato.

Napoli nel settembre del 98 aveva fatta nuova leva di quaranta mila coscritti, con modi tanto solleciti che non per volere di sorte o di legge si toglievano i cittadini alle comunità, i figli alle famiglie, ma per arbitrio de’ ministri e per necessità di tempo; perciocchè senza preparamenti o scrutinio, in un sol giorno, due di quel mese, ogni comunità dovea fornire otto uomini per mille anime; dalla quale fretta derivarono infinite fraudi ed errori, infinite scontentezze o lamenti. Ogni coscritto, ricordando le patite ingiustizie, tenevasi vittima dell’altrui forza; e parendogli che nessun dovere, nessun sacramento, nessun fatto giusto l’obbligasse alla milizia, solo vi stava per timor della pena. I nuovi coscritti uniti agli antichi soldati empievano l’esercito di sessantacinque mila combattenti, soperchi per le fermate alleanze, non anco bastevoli a’ concetti. E a tante squadre mancando il condottiero, venne d’Austria il generale Mack, noto per le guerre di Germania dalle quali, benchè perdente, usci accreditato di sapienza nell’arte e di valore nelle battaglie. Onorato dal re, da’ cortigiani e dall’esercito, rassegnò le schiere spicciolatamente, senza percorrere la frontiera; però ch’ei mirava non alle difese, alle conquiste; conferì per le idee principali della guerra col generale Parisi, per la fanteria col generale de Gambs, per la cavalleria co’ principi di Sassonia e di Philipstadt, per l’artiglieria col general Fonseca; i pochi suoi detti passavano da labbro a labbro, ammirati come responsi di oracolo. Accertò il re avere esercito pronto ad ogni guerra; e fu creduto.

XXXII. La regina irrequieta volea prorompere negli stati romani, agevolata dagl’Inglesi, che tenaci alla guerra, temevano il congresso già convocato a Rastadt per la pace. Stava perciò in Napoli sin dal