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LIBRO TERZO — 1798. 183

settembre il barone di Awerveck confidente di Pitt, viaggiatore oscuro ma potentissimo, amico a Repnin ministro di Prussia, a Metternich di Austria; motore tra i primi delle discordie nelle conferenze di Rastadt, consigliere all’orecchio de’ nostri principi. Il re, nel quale intiepidiva l’amore di quiete, da che l’ira e i timori lo avevano alquanto allontanato dal grossolano vivere nei piaceri, chiamò consiglio per decidere o guerra o pace; e, se guerra, il tempo e il modo. Divise le sentenze, furono per la pace il marchese del Gallo, il ministro de Marco, i generali Pignatelli, Colli, Parisi; ma prevalendo l’autorità della regina, di Acton, di Mack, di Castelcicala, fu deciso far guerra e subita, retta dal general Mack, dissimulata sino alle mosse. Allora si spartì l’esercito in tre campi: attendarono in Sangermano ventiduemila soldati, negli Abruzzi sedicimila, nella pianura di Sessa ottomila; stavano altre sei migliaja nelle stanze di Gaeta, e navi da trasporto pronte a salpare per Livorno. Comandava il primo campo il general Mack, il secondo il general Micheroux, il terzo il general Damas; dirigeva la spedizione preparata in Gaeta il general Naselli. Cinquantadue mila combattenti aspettavano il cenno a prorompere negli stati romani; ma era il capo straniero e nuovo; erano i generali stranieri ancor essi o inabili alla guerra, gli uffiziali inesperti, i soldati se allora coscritti, scontenti; e se antichi, peggiori, perchè usati alle male discipline di milizia sfaccendata o ribalda; gli usi di guerra nessuni, l’ordinarsi negli alloggiamenti, preparare il cibo, ripararsi dalle inclemenze delle stagioni, provvedere al maggior riposo, e, in somma, tutte le arti del miglior vivere, necessarie al sostegno delle forze, non praticate, nè conosciute ne’ campi. L’amministrazione mal regolata ingrandiva i disordini, le distribuzioni incerte, il giungere dei viveri non misurato co’ bisogni, sì che spesso vedevi l’abbondanza dove mancava chi la consumasse, e presso a lei la penuria. Nello esercito serpeva potentissimo veleno e secreto; diffidenza scambievole de’ minori e de’ capi. Le milizie stanziate in Abruzzo furono spartite in tre campi; sul Tronto, all’Aquila, a Tagliacozzo. Nel campo di Sangermano erano continui gli esercizii d’armi; e benchè in autunno piovosissimo sopra terreno fangoso e molle, si fingevano gli assalti e le difese come in guerra. Stavano in quel campo il re preparato a marciare con l’esercito, la regina che sopra quadriga con abito di amazone correva le file de’ soldati, gli ambasciatori de’ re amici, altri forestieri famosi o baroni del regno, e lady Hamilton, che sotto specie di corteggiar la regina, faceva nel campo mostra magnifica di sua bellezza e pompeggiava la gloria di aver vinto il vincitore di Aboukir, il quale nel carro istesso mostravasi di lei e vago e servo. Nè si stava oziosi negli alloggiamenti di Sessa e di Gaeta. Ma l’opera continua ed accelerata non poteva su la