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LIBRO TERZO — 1798. 187

«coprirò col mio esercito. Lasci dunque la troppa modesta dimora della Certosa, e su le ale de’ cherubini, come già la nostra Vergine di Loreto, venga e discenda al Vaticano per purificarlo con la santa sua presenza. Tutto è preparato a riceverla; vostra santità potrà celebrare i divini offizii nel giorno natale del Salvatore.» Un terzo foglio era scritto a nome del re dal suo ministro principe Belmonte Pignatelli a’ ministri del re di Sardegna, per dire, tra le molte cose: «I Napoletani guidati dal generale Mack han sonato i primi l’ora di morte a’ Franecsi; e dalle cime del Campidoglio avvisano l’Europa che la veglia de’ re è ormai giunta. Sfortunati Piemontesi, scuotete le vostre calene, spezzatele, opprimete gli oppressori vostri; rispondete all’invito del re di Napoli.» Le quali jattanze ho qui riferito per dipingere del re e de’ suoi ministri lo sdegno cieco e la vanagioria, femminili passioni sempre schernite dalla fortuna.

XXXIV. Correvano cotesti fogli, mentre successi contrarii accadevano in Abruzzo. Avvegnachè il general Micheroux, scemato alquanto di forze per diserzioni ed infermità, giunto ne’ dintorni di Fermo con novemila soldati, vi trovò schierate a battaglia in preparate posizioni le squadre francesi rette da’ generali Mounier, Rusta e Casabianca; e venute le parti a combattimento, non fu la pruova nè dubbia nè lenta, perchè i Napoletani agguagliati di numero, superati d’arte, mal diretti, sconfidati, si diedero alla fuga lasciando sul campo alcuni morti, molti prigioni, artiglierie e bandiere. I resti della colonna si riparavano tra i monti dell’Abruzzo, e pochi Francesi contenevano con la paura, giacchè i molti andavano a rinforzare il centro e l’ala diritta della linea. Nel qual centro il colonnello Sanfilippo, presa Rieti senza contrasto, avanzava per le strette di Terni guardate dal generale Lemoine con poca gente; ma sopraggiungendo ad ajuto il general Dufresse con mezza brigata di duemilaquattrocento soldati, pareggiarono le forze delle due parti, e le sorti del Sanfilippo furono, come quelle del Micheroux, infelici. Il colonnello Giustini impedito a Vicovaro dal generale Kellermann, volgendo verso la schiera di Sanfilippo, e udito il capo prigioniero, lei fuggitiva, Rieti in potere de’ Francesi, andò celeremente lungo la sponda del Tevere; indi a Tivoli.

Così l’esercito francese combattendo sino allora in egual numero co’ Napoletani, vincitore, come era debito a forze uguali, assicurata l’ala sinistra, raccolse la diritta (nè già per vie curve come temeva, ma per diritto cammino) in Civita Castellana e ne’ vicini monti, forti per luogo e munimenti; erano settemila Francesi e duemila partigiani, valorosi quanto voleva necessità di vincere o morire; gli uni e gli altri comandati dal generale Macdonald già chiaro nelle guerre di Alemagna e d’Italia. Dietro al esso, ma in distanza