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188 LIBRO TERZO — 1798.

ed avendo tra mezzo i difficili monti Apennini, volteggiava il generale supremo Championnet, il quale, lasciati contro agli Abruzzi il generale Duhesme e seimila soldati, avanzava con altri ottomila in soccorso di Macdonald. Piccolo squadrone di Perugia stava in vedetta della legione sbarcata in Livorno, e de’ temuti movimenti civili. Ma nè quelle milizie napoletane, nè gl incitamenti degli Inglesi, nè lo sdegno de’ popoli poterono in Toscana contro i Francesi. Il 28 di settembre le armate di Napoli e d’Inghilterra, superbe di molti legni, arrivate a Livorno, chiesero a sbarcar soldati e cannoni. Il governo toscano, allora in pace con la Francia, patì prepotenza o la finse; e manifestando che non in dispregio della fermata neutralità, ma per condizione de’ meno forti egli tollerava il disbarco de soldati, dichiarò voler mantenere la pienezza dell’imperio ne’ suoi stati, e commettere le sue ragioni alla giustizia ed a Dio. Con altro editto, accresciute le milizie assoldate, create le urbane, provvisto alla quiete dei soggetti, attese il fine della guerra di Roma. Il generale Naselli non mosse, aspettando, come gli era prescritto gli ordini del Mack; il quale inabile alle vaste combinazioni strategiche, e poi smarrito ne’ precipizii delle sue fortune, obliò quella legione di ben seimila soldati, che neghittosa e spregiata restò in Livorno. Egli ed il re si godevano in Roma le non mai gustate delizie del trionfo; e, come a guerra finita, stettero cinque giorni senza procedere contro Macdonald; solamente invitando alla resa o minacciando il presidio di Castel-Santangelo. È degno di memoria il cartello che il tenente-generale Bourcard spedì al tenente-colonnello Walter comandante del forte; però che tra l’altro diceva: «I soldati francesi ammalati negli ospedali di Roma, saran tenuti ad ostaggio; così che ogni cannonata del castello cagionerà la morte di uno di loro per rappresaglia; o consegnandolo all’ira giusta del popolo.» Del quale cartello una copia, segnata Mack, mandata al generale Championnet, e da questo bandita nell’esercito, rese la guerra spietata. Rifiutando il castello di arrendersi, tirarono d’ambe le parti, a sdegno più che ad offese, inutili colpi; e il giorno 3 del dicembre l’oste di Napoli mosse da Roma. Seimila soldati restarono a guardia del re; e poichè la schiera del colonnello Giustini aveva raggiunto l’esercito, venticinquemila combattenti andarono contro Civita Castellana.

XXXVI. In cinque corpi. Altro capitano che Mack, assennato se non da altro da’ fatti di quella stessa guerra, chiamata di Toscana la legione Naselli sopra Perugia, conduceva il maggior nerbo dell’esercito per la manca riva del Tevere, e accampato a Terni combatteva con forze tre volle doppie le poche genti di Macdonald prima che Championnet scendesse gli Appennini. Ma l’ostinato duce de’ malaugurati Napoletani avviò lungo il Tevere piccola mano di soldati, e