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LIBRO TERZO — 1798. 189

spartì gli altri ventiduemigliaja in quattro corpi, che dopo leggieri combattimenti accamparono a Calvi, a Monte-Buono, a Otricoli, a Regnano. E colà stettero cinque giorni o neghiltosi o assaltando per piccole partite il campo de’ nemici. Ciò che Macksperasse era ignoto; ma il generale francese prima inteso a difendersi, mutò pensiero; e con le medesime schiere assaltò, l’un dietro l’altro i nostri campi. Tutti gli vinse o gli fugò, combattendoli partitamente con forze uguali o maggiori, e maggior arte, ed amica fortuna. Primo a cadere fu Otricoli, quindi Calvi, poi Monte-Buono. Il general Mack aveva scemato il campo di Regnano delle maggiori forze per unirle a quelle che risalivano lungo la diritta sponda del Tevere, e stabilirle a Cantalupo; idea (sola in quella guerra) degna di lode; ma nel cammino, avvisato della sventura de’ suoi campi, diede comando di ritirata generale sopra Roma. Ciò ai 13 dicembre. Negli otto precedenti giorni, sette combattimenti tutti ad onore dell’esercito francese, avevano debellato i Napoletani che vi perdettero mille uomini morti, novecento feriti, diecimila prigionieri, trenta cannoni, nove bandiere, cavalli, moschetti, macchine innumerevoli. Eglino, solamente in Otricoli per poco d’ora fortunati, avevano sorpreso il presidio francese, duecento uomini, uccisa la più parte, imprigionato il resto; e per malvagità degli abitanti, o per caso, appreso il foco all’ospedale, morirono gl’infermi tra le fiamme, e si alzò grido che il barbaro cartello del generale Bourcard non era cruda minaccia ma proponimento. La qual menzogna creduta da’ Francesi accrebbe fierezza alle naturali offese dell’armi. Cominciata nel giorno istesso la ritirata di Mack, i Napoletani sempre perdenti, e sempre infelici, comandati da stranieri, vedendo tra le file molti Francesi, generali o colonnelli, ognun de’ quali, a modo di emigrati, per iscampare da’ pericoli della prigionia, sollecitava il cammino da parer fuga; creduli al male come sono gli eserciti, sospettarono di esser traditi; e chiamando giacobini i capi, e confondendo gli ordini, cadde o scemò l’obbedienza. Si aggiunse a’ mali la scarsezza dei viveri; perciocchè all’ignoranza ed alle fraudi degli amministratori, delle quali cose ho parlato sin dal principio de’ racconti, si unirono le perdite de’ convogli, e i magazzini abbandonati, o a modo di rapina votati dalle milizie, già divenute licenziose e contumaci.:

XXXVI. A quelle nuove i Romani, per amore alla repubblica o per prudenza verso il vincitore, si mostravano della parte francese, per lo che il re Ferdinando, il quale dal giorno 7 stava ad Albano, per natura codardo, impaurito fuggì, al declinare del giorno 10, verso Napoli. Disse al duca d’Ascoli suo cavaliero, essere brama e sacramento de’ giacobini uccidere i re; e che bella gloria sarebbe ad un soggetto esporre la propria vita in salvezza della vita del principe;