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190 LIBRO TERZO — 1798.

esortandolo a mutar vesti e contegno, così ch’egli da re, il re da cavaliere facessero il viaggio. Il cortigiano, lieto, indossando il regio vestimento, sedè alla diritta della carrozza, mentre l’altro con riverente aspetto, avendo a maestra la paura, gli rendeva omaggi da suddito. In questa vergognosa trasformazione il re giunse a Caserta nella sera dell’11. Frattanto in Roma le schiere napoletane traversavano celeremente la città inseguite dalle francesi; tanto da presso che uscivano d’una porta i vinti, entravano dall’altra i vincitori. Il generale Championnet erasi congiunto a Macdonald; e mentre in tanta possa venivano in Roma, udirono che una legione di settemila Napoletani, retta dal generale Damas, scordata da Mack o per celere fuggire abbandonata, raddoppiava il passo per giungere prima de’ Francesi; ma così non giunse. Damas per araldo chiese passaggio, che prenderebbe, non concesso con la forza; ed avuta risposta, che abbassate le armi si desse prigioniero, dimandò trattare; i legati convennero. Bramavano indugio i Francesi per aspettare altri soldati nella città, essendo allora e pochi e stanchi; bramava indugio il generale Damas, già risoluto a voltar cammino, per disporre ritirata difficile innanzi a nemico doppio di forza e felice; le ore passavano come per accordi, mentre gli eserciti si preparavano alla guerra. E, giunta l’opportunità, il Damas, con buono senno ed ardito, prese il cammino di Orbitello, fortezza lontana e in quel tempo del re di Napoli. Schiere francesi lo inseguirono, ingorde della preda che, tenuta certa, fuggiva; e colto il retroguardo alla Storta, combatterono; ma venuta la notte, e rimasti d’ambe le parti morti e feriti, Damas continuò il cammino, i Francesi riposarono. Al dì vegnente altri Francesi mossi da Borghetto sotto il generale Kellermann sperarono precedere i Napoletani, e li raggiunsero a Toscanella, dove, combattendo, molti degli uni e gli altri morirono, ed ebbe il generale Damas la gola forata da mitraglia; ma pure la legione procedendo giunse, com’era prefisso ad Orbitello, e trovò la fortezza senza munimenti o vettovaglie, sì che l’accordo di uscirne liberi e tornare in regno non fu per la possanza di que’ muri, ma frutto del dimostrato valore de’ soldati e del duce. I quali andarono laudati di que’ fatti; ma poche virtù fra molte sventure si cancellano presto dalla memoria degli uomini. Ne’ medesimi giorni la lezione del general Naselli sciolse sopra legni inglesi da Livorno; e così, svaniti mezzi e segni ad offendere, le cure di Mack volsero alle difese.

Egli sentì l’errore di essere uscito a modo barbaro, senza base. di operazioni, certo e pieno della conquista, trasandando il restauro delle fortezze, le opere militari nello interno, tutte le arti che lo ingegno, o almeno le pratiche suggeriscono. Nè tra le avversità sperimentate in Romagna egli fissò la mente alla difesa del regno; ma