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LIBRO TERZO — 1798. 193

dì sono masse e multitudini, Le quali concitate da scambievoli discorsi e dalla speranza di bottino, cominciano le imprese; non hanno regole se non combattere, non hanno scopo fuorchè distruggere; secondano il capo, non gli obbediscono; seguono gli esempii, non i comandi. Le prime opere furono atroci per uccisione di soldati francesi rimasti soli perchè infermi o stanchi, e per tradimenti nelle vie o nelle case; calpestando le ragioni di guerra, di umanità e di ospizio. Poco appresso inanimiti da’ primi successi, pigliarono la città di Teramo, quindi il ponte fortificato sul Tronto, e slogati i battelli che lo componevano, impedirono il passaggio ad altre schiere; mentre in Terra di Lavoro torme volontarie adunate a Sessa, correndo il Garigliano, bruciato il ponte di legno, s’impadronirono di quasi tutte le artiglierie di riserva dell’esercito francese, poste a parco su la sponda; e poi trasportando il facile, distruggendo il resto, uccidendo le guardie, desertavano quel paese. Le tre colonne dell’ala sinistra non più comunicavano tra loro, nè con l’ala diritta, impedite dai Napoletani, che in vedetta delle strade uccidevano i messi o le piccole mani di soldati.

Stupivano i Francesi, stupivamo noi stessi del mutato animo; senza esercito, senza re, senza Mack, uscivano i combattenti come dalla terra, e le schiere francesi invitte da numerose legioni di soldati, oggi menomavano d’uomini e di ardimento contro nemici quasi non visti. E poichè lo stupore de’ presenti diviene incredulità negli avvenire quando s’ignorino le cagioni de’ mirabili avvenimenti, egli è debito della storia investigare come i Napoletani, poco innanzi codardi e fuggitivi, ricomparissero negli stessi campi, contro lo stesso nemico, valorosi ed arditi. Il valore negl’individui è proprio, perchè ciascuno ne può avere in sè le cagioni; forza, destrezza, certa religione, certa fatalità, sentimento di vincere o necessità di combattere: il valore nelle società, come negli eserciti, si parte d’altre origini; da fidanza ne’ commilitoni e ne’ capi. Il valore negli individui viene dunque da natura; negli eserciti, dalle leggi: può quello esser pronto; questo chiede tempo, istituzioni ed esempii; e perciò non ogni popolo è valoroso, ma ogni esercito può divenirlo. Dico sentenze note a’ dotti degli uomini e delle umane società. Tali cose premesse, non farà maraviglia se i Napoletani robusti e sciolti di persona, abitatori, la più parte, de’ monti, coperti di rozze lane, nutrendosi di poco grossolano cibo, amanti e gelosi delle donne, divoti alla chiesa, fedeli (nel tempo del quale scrivo) al re, allettati da’ premii e dalle prede, andassero vogliosi e fieri a quella guerra, per mantenere le patrie insituzioni e gli altari, e avendo libero il ritorno, proprio il consiglio di combattere, proprio il guadagno, bastevole il valor proprio. Ma nella buona guerra poco innanzi combattuta, eglino coscritti nuovi, scontenti della mi-

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